Le opportunità dell’energia in Africa

A livello globale il settore energetico sta affrontando una serie di cambiamenti. Catene di approvvigionamento interrotte, paesi che cercano fonti di energia alternative e nuovi canali di investimenti: l’Africa  sta acquisendo sempre più rilevanza in questo contesto. Con le sue abbondanti risorse energetiche in larga parte ancora inutilizzate, potrebbe offrire una nuova via di sviluppo. L’energia in Africa, oltre che contribuire alla sicurezza energetica regionale, sarà fondamentale per la stabilità del mercato energetico globale.

Il contesto africano

La popolazione in Africa sta crescendo rapidamente. Si prevede che il continente rappresenterà il 25% della popolazione mondiale entro il 2050. Questo farà crescere inevitabilmente anche la domanda di energia nel continente. Si stima che nel 2040 sarà quasi del 30% superiore a quella odierna, rispetto a un aumento del 10% della domanda globale. Il fabbisogno energetico sarà guidato dalla rapida urbanizzazione, dalla produzione industriale, dai trasporti e dall’edilizia.

Domanda energetica per settori in milioni di terajoules. Fonte: McKinsey Energy Insights Global Energy Perspectives 2021

Nonostante l’Africa attualmente ospiti il 17% della popolazione mondiale, solo il 58% degli africani ha accesso all’elettricità. Due terzi delle reti esistenti nel continente sono considerate come inaffidabili. Escludendo il Sud Africa, quasi un miliardo di abitanti in 48 paesi dell’Africa subsahariana condivide all’incirca la stessa capacità di generazione della Germania (83 milioni di abitanti). Solo il Nord Africa ha un buon livello di accesso all’elettricità al 98%.

energia elettrica in Africa
Energia elettrica in Africa nelle differenti regioni. Fonte: PWC, Africa Energy Review 2021

Questo rappresenta una chiara sfida, ma al contempo un’opportunità con ampi margini di crescita per l’economia africana. Si prospetta che il petrolio e soprattutto il gas rimarranno una componente importante del mix energetico del continente. L’unico modo per i paesi africani di far fronte all’aumento della domanda di energia sarà migliorare la capacità di raffinazione e aumentare l’efficienza energetica. Bisognerà creare al contempo rotte e infrastrutture regionali per il commercio di energia. In tale ottica sarà indispensabile creare un ambiente attrattivo per gli investimenti esteri. Secondo l’African Energy Outlook 2022, l’obiettivo dell’accesso universale all’energia entro il 2030 richiederebbe un flusso in entrata di 25 miliardi USD all’anno. Si tratta di circa l’1% dell’investimento energetico globale di oggi.

La guerra in Ucraina e l’energia in Africa

Ulteriori opportunità per l’Africa nascono dalla persistenza del conflitto Russia-Ucraina, causa di una crisi della fornitura energetica a livello mondiale. Oltre alle catene di approvvigionamento spezzate, le sanzioni imposte alla Federazione Russa hanno già avuto conseguenze importanti. Gli Stati Uniti hanno bandito qualsiasi importazione di petrolio russo. L’Unione Europea ha annunciato delle misure restrittive più graduali, per portare a zero l’importazione di greggio e prodotti raffinati entro la fine dell’anno.

L’Europa vuole diventare indipendente dai combustibili fossili russi entro il 2030. Il piano della Commissione Europea verrà attuato gradualmente. Ci sarà una combinazione di maggiori investimenti nelle energie rinnovabili e diversificazione delle forniture di gas naturale. Ciò potrebbe comportare un aumento della domanda di petrolio e gas dai paesi africani, che dispongono delle riserve e delle infrastrutture per aiutare a soddisfare tale domanda. Il continente ha grandi potenzialità rispetto alla crescita delle rinnovabili e dell’idrogeno. Ad esempio in Africa si trova il 60% delle migliori risorse solari del mondo, ma attualmente il continente africano rappresenta solo l’1% della capacità fotovoltaica globale. La situazione attuale potrebbe dare un nuovo impulso al settore dell’energia in Africa, portando il continente al centro di un nuovo mosaico dell’energia globale.

Petrolio: continua l’esplorazione

Sul fronte petrolifero l’Africa sta proseguendo con l’esplorazione registrando importanti scoperte. Tra le più importanti si annoverano il pozzo Graff-1 effettuato da Shell, il pozzo Venus X1 di TotalEnergies in Namibia e le due enormi riserve nei pressi del lago Albert in Uganda e Repubblica Democratica del Congo. Si stima che contengano 6 miliardi di barili di petrolio in totale. L’estrazione del petrolio in Uganda dovrebbe iniziare nel 2025. Sarà inoltre accompagnata dalla costruzione di un oleodotto (EACOP, Eastern African Crude Oil Pipeline) finanziato da TotalEnergies e dalla China National Offshore Oil Corporation. L’oleodotto attraverserà l’Africa orientale dall’Uganda al porto di Tanga in Tanzania. Avrà una capacità stimata a 216.000 barili al giorno, per un valore totale di 3,5 miliardi USD.

Il percorso dell’EACOP, Eastern African Crude Oil Pipeline. Fonte: IR Insider

Nonostante la tendenza verso la transizione a fonti energetiche più pulite, il 2022 dovrebbe essere un anno incoraggiante per l’esplorazione di idrocarburi in Africa. Si prevedono nove pozzi ad alto impatto nel programma di perforazione, nonché 14 round di licenze di esplorazione da tutto il mondo. Sono presenti opportunità significative per il settore upstream del continente, con la partecipazione di un mix di major, imprese indipendenti e aziende locali. Anche in uno scenario di transizione energetica accelerata, la domanda globale di petrolio raggiungerà il picco prima del 2030. L’industria petrolifera africana potrebbe trarre vantaggio da uno slancio in questa breve finestra d’opportunità.

Aree della produzione ed esplorazione petrolifera in Africa. Fonte: Chege Publishing

Gas: energia di transizione

Per quanto riguarda il gas, il continente africano si sta preparando ad un afflusso di nuovi investimenti mentre i mercati europei cercano forniture alternative a causa del conflitto Russia-Ucraina. Attualmente si stima che il picco della domanda globale per il gas si raggiunga oltre quello del petrolio, nel 2038.

Domanda di combustibili fossili, proiezione fino al 2050. Fonte: McKinsey & Company

Poiché il 40% dei giacimenti di gas scoperti dal 2010 al 2020 è localizzato in Africa, la produzione era già in aumento prima dell’invasione russa. Con lo scoppio del conflitto dovrebbero ottenere un nuovo impulso i progetti che hanno il gas naturale liquefatto (GNL) come protagonista: il TotalEnergies Mozambique LNG, l’impianto GNL di Rovuma della ExxonMobil, il progetto gas Grand Tortue Ahmeyim in Senegal e Mauritania e infine il Tanzania LNG. In aggiunta, con il crescente bisogno di reti di importazione verso l’Europa, anche i progetti di oleodotti dall’Africa acquisiranno sempre più rilevanza. Proprio quest’anno Nigeria, Niger e Algeria hanno annunciato la ripresa dei lavori di costruzione del gasdotto trans-sahariano. Avrà una lunghezza di 4.128 km e collegherà i giacimenti nigeriani ai mercati europei. Sempre in Nigeria il governo ha lanciato il programma “Decade of Gas Development (2021-2030)”. Uno dei progetti chiave è il gasdotto Ajaokuta-Kaduna-Kano, finanziato dalla Cina nell’ambito della Belt and Road Initiative (BRI). Sarà completato entro il 2023 e costituirà una diramazione del gasdotto trans-sahariano, una grande opportunità per l’energia in Africa.

Energia in Africa: alcuni progetti. Fonte: GIS Report Online

Anche l’Egitto negli ultimi anni ha trovato un nuovo slancio diventando esportatore di GNL grazie ad importanti scoperte nel campo di Zohr.
In Mauritania e Senegal, BP sta sviluppando un nuovo giacimento di gas che, se commercialmente redditizio, potrebbe fornire fino a 10 milioni di tonnellate di GNL all’anno.

Fonti rinnovabili e l’energia dell’idrogeno in Africa

Le opportunità dell’energia in Africa si estendono anche alle fonti di energia rinnovabile e all’idrogeno, che si stanno sviluppando rapidamente nel continente. I progetti più rilevanti in questo senso sono numerosi.  Citiamo la Grand Ethiopian Reinassance Dam da 6 GW costruita sul Nilo Azzurro, la più grande centrale idroelettrica africana, e la centrale idroelettrica di Chollet da 600 MW sul fiume Dja in Congo e Camerun. Rilevanti anche gli impianti solari da 200 MW della RDC. Sul fronte dell’idrogeno il Sud Africa ha lanciato la Hydrogen Society, un quadro per preparare il paese a un’economia dell’idrogeno. Nel continente africano ci sono attualmente 10 progetti di idrogeno verde in varie fasi di sviluppo. Coinvolgono principalmente l’Egitto, ma anche Marocco, Mauritania, Namibia, Niger e Sud Africa.

Stime dei prezzi dell’idrogeno nel 2030, secondo IEA. Fonte: International Energy Agency

Con un’estensione di 30 milioni di km², l’Africa ha uno dei maggiori potenziali al mondo per la produzione di idrogeno da elettricità rinnovabile a basso costo. L’Africa dispone di energia solare, ma anche eolica, in aree aride e semiaride, in particolare in Nord Africa, il Corno di Africa e Sud Africa. Nel caso il continente riuscisse ad attrarre gli investimenti necessari e nell’eventualità che i costi dei pannelli solari e degli elettrolizzatori diminuiscano coerentemente con lo scenario dell’International Energy Agency, i costi di produzione dell’idrogeno in Africa nel 2030 potrebbero scendere a circa 1,4-2,0 USD/kg, rispetto al range 1,3-4,0 USD/kg nel resto del mondo (e 2,2-3,2 USD/kg dall’eolico offshore nel Nord Europa).

Le prospettive dell’energia in Africa

Il presidente della African Energy Chamber Nj Ayuk ha affermato che “utilizzando le nostre risorse di petrolio e gas possiamo reimmettere capitale in nuove tecnologie come le energie rinnovabili e l’idrogeno, creando uno spazio per lo sviluppo che non vanifichi gli attuali sforzi di riduzione della povertà energetica”.
Si prospettano all’orizzonte investimenti significativi in ​​infrastrutture legate al gas e al petrolio come gasdotti, oleodotti e terminali di esportazione e logistica marittima. Si prospettano anche investimenti verso forme di energia pulita e verso la produzione, il commercio e la distribuzione dell’energia elettrica nel continente.

 

 

Questo post è stato redatto da Lisa Jin, studentessa del corso di laurea magistrale in Scienze Internazionali (China & Global Studies) presso l’Università di Torino, nell’ambito di uno stage presso l’Ufficio Studi Economici dell’Unione Industriali. Ecco come si presenta.

Sono una studentessa di Relazioni Internazionali di origini cinesi, ma nata e cresciuta in Italia. Prima di intraprendere il mio attuale corso di studi in Scienze Internazionali ho conseguito una laurea triennale in Storia. Attualmente i miei studi si concentrano sulla Cina attraverso l’approfondimento del mandarino e del ruolo del paese nelle dinamiche economiche e geopolitiche globali.
L’opportunità di svolgere questo stage mi ha permesso di venire a contatto con il mondo della ricerca e di mettere in pratica le conoscenze acquisite in università all’interno di un team. Essendo appassionata di sviluppo, in futuro mi piacerebbe lavorare presso istituti di ricerca, think tank, oppure organizzazioni internazionali che si occupano di paesi emergenti.

 

 

 

 

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