Il Kazakistan è il paese del futuro. Ci salverà?

Posizionato sul Mar Caspio e terra di confine tra due potenze, il Kazakistan ha silenziosamente intrapreso la strada delle riforme sia in campo economico che politico. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, le ex repubbliche sovietiche sono state chiamate moralmente a schierarsi. Il Kazakistan è sceso sul piano internazionale e diplomatico con passo deciso, lontano dalle aspettative di Mosca. Terra ricca di metalli come l’uranio, il suo percorso verso lo sviluppo sarà fondamentale per il mondo a venire. Dall’indipendenza energetica alla transizione ecologica, l’Europa passa per il Kazakistan, il paese del futuro.

 

Il Kazakistan: un mix culturale che funziona

Il Kazakistan è un paese di cui spesso ci si dimentica: stretto tra Russia e Cina, è il paese più esteso al mondo senza accesso al mare. Fu l’ultima repubblica dell’ex URSS a dichiarare la sua indipendenza nel dicembre 1991. Un territorio vastissimo, a maggioranza musulmana, guidato dal 2019 da Qasym-Jomart Toqaev (o Tokayev), già ex direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra. Storicamente sotto l’influenza russa, nel 2010 diventa il primo paese proveniente dall’Unione Sovietica a maggioranza asiatica e musulmana a guidare l’OCSE per 1 anno. Scosso da una gravissima rivolta popolare nel gennaio di quest’anno a causa dell’aumento dei costi dei beni e della vita, sedata con l’intervento di circa 2000 soldati russi, il Kazakistan ha sorpreso gli osservatori internazionali e la stessa Mosca a seguito delle sue forti prese di posizione dopo l’invasione russa in Ucraina.

Il paese del futuro: il flusso merci che dalla Cina arriva in Europa tramite il Kazakistan

L’ex presidente e le rivoluzioni culturali in atto

Scendiamo nel dettaglio: il paese è da anni attraversato da profonde rivoluzioni culturali e politiche. Tra le ultime, il referendum tenutosi nel giugno 2022 (anche se molto contestato), che ha tolto poteri e titoli all’ex presidente, Nursultan Nazarbaev. Nazarbaev è stato in carica per 30 anni dopo l’indipendenza dall’URSS: la capitale, Nur-Sultan, ex Astana, è in suo onore.

Un paese che cresce

Il Kazakistan ha sempre attuato una politica estera multi vettoriale, cosa che gli ha permesso di mantenere buoni rapporti con Unione Europea, Stati Uniti, Russia, Cina, ma anche con India, Pakistan, Iran e Israele. È importante anche sottolineare il fatto che il 70% degli investimenti diretti esteri confluiti in Asia Centrale tra il 1992 e il 2019 siano stati intercettati dal Kazakistan. Questi investimenti sono stati diretti ad impianti di gas e petrolio (gli oleodotti kazaki collegano Russia e Cina e sono stati largamente finanziati dagli USA), ma anche su metalli e agricoltura.

Una terra che guarda ad Occidente

Già l’ex presidente Nazarbaev aveva indirizzato il paese verso la modernizzazione. Tramite gli investimenti esteri il tenore di vita si è quadruplicato (sebbene permangano forti disuguaglianze). Ma è sotto la presidenza di Toqaev che il Kazakistan ha espresso il suo vero potenziale. Le riforme politiche ed economiche volte alla democrazia si sono susseguite senza compromettere integrità e coesione interna. Fattori importanti in un paese dove convivono popolazioni di etnie e minoranze molto diverse. Il Kazakistan guarda al futuro: i nuovi programmi di riforme spingono sempre più il paese tra le braccia dell’Occidente. Disuguaglianza, corruzione, il paniere dei prezzi e lo sviluppo di energia pulita sono sull’agenda del governo.

La forte presenza italiana e le innumerevoli opportunità

Le imprese italiane sono presenti sul territorio già dagli anni ’90. Eni è fissa nel paese dal 1992, dove coopera nel giacimento di Karachaganak e partecipa al consorzio PSA, responsabile del giacimento di Kashagan. Passaggio quasi obbligato per la logistica che transita dall’Europa alla Cina, il paese ha creato varie zone economiche speciali e un ambiente “business friendly” dalle incredibili opportunità. Come sottolineato più volte dall’Associazione di Commercio Italo-Kazaka, il Kazakistan è un paese volto al futuro.

La svolta del Kazakistan: un addio a Mosca?

A seguito dell’attaccato all’Ucraina a fine febbraio 2022, il Kazakistan si è offerto come mediatore neutrale per la pace. Si è appellato pubblicamente a Mosca perché trovi una soluzione negoziata e pacifica. Il paese di Toqaev ha infatti legami stretti anche con l’Ucraina: una delle tante minoranze presenti sul territorio è quella ucraina. Nel voto di condanna dell’invasione russa all’assemblea generale dell’ONU di marzo, il Kazakistan si è astenuto, contrariamente alle aspettative di Mosca. Già a febbraio il ministro degli esteri kazako, Tleuberdi, aveva dichiarato che il riconoscimento dei territori separatisti ucraini non era previsto dal governo. Toqaev ha ribadito la posizione in maniera netta al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo: non verrà riconosciuta l’indipendenza dei territori di Luhansk e Donetsk.

Le minacce russe

Il Kazakistan non si è lasciato intimorire dalle non tanto velate minacce russe. Konstantin Zatulin, membro della Duma, ha affermato che diversi territori kazaki sono a maggioranza russa e che se venisse a mancare la cooperazione non si potrebbe escludere una nuova Ucraina. Le accuse nei confronti del Kazakistan si sono susseguite sugli emittenti televisivi russi e sui giornali: dalle presunte oppressioni russofobiche alle rivendicazioni territoriali, simili a quelle presentate sull’Ucraina. Il Kazakistan è stato accusato anche di ingratitudine nei confronti della Russia e dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) per gli sforzi effettuati per sedare le violente proteste di gennaio. Più volte Toqaev  ha ricevuto il consiglio di osservare con cura la situazione ucraina e riflettere.

I punti fermi di Toqaev

Al forum economico di San Pietroburgo, il presidente kazako non ha esitato nel ribadire il suo disappunto per la falsa informazione messa in atto dalla propaganda di Mosca. Le fratture tra la Russia e l’ex paese satellite sono ormai evidenti. Il messaggio di Putin ai paesi dell’Unione economica eurasiatica (UEE) non è stato accolto. “Unitevi a noi senza riserve per aiutar­ci ad attenuare l’impatto dell’embargo occidentale, o nemmeno le vostre economie sopravvivranno” ha detto Putin [1]. Ma l’economia e la politica kazaka sono in linea con gli interessi di Occidente e Cina (per la quale il governo kazako non riconosce l’indipendenza di Taiwan). Il Kazakistan non ha alcuna convenienza nel seguire la politica di Mosca. Necessita però  di un occhio di riguardo nei suoi confronti da parte dell’Europa e dell’America. Inserire la sua economia nel pacchetto di sanzioni rischierebbe di vanificare gli sforzi fatti dal paese fino ad adesso e di spingerlo verso la Russia.

Il presidente kazako e il presidente russo al Forum Internazionale Economico di San Pietroburgo, giugno 2022

Il futuro del Kazakistan: risorse in mezzo all’UE e la Cina

Le risorse del Kazakistan sono estremamente preziose per l’Europa, soprattutto in questo momento storico. Staccarsi dalla dipendenza di energia russa non è facile e la transazione ecologica deve avvenire in tempi brevi, se vogliamo avere una speranza contro il cambiamento climatico. In entrambi i casi il Kazakistan è un punto obbligato. Possiede non solo scorte di greggio (circa 30 miliardi di barili accertati ancora da estrarre) ma anche e soprattutto ingenti scorte di uranio, indispensabili per il nucleare.

L’uranio kazako per l’energia pulita

Un ritorno al nucleare come energia pulita, come caldeggiato da Macron, è inevitabile nel medio e nel lungo periodo. L’Europa (Italia in primis) dovrà farne i conti. L’Occidente ha necessità di trovare fornitori stabili per l’uranio, elemento fondamentale per una centrale nucleare. Il Kazakistan è indubbiamente uno dei candidati ideali. È un paese investito dalle riforme che lo hanno reso un’economia stabile e in fortissima crescita. Bisognerà investire nel Kazakistan, il paese del futuro. Sostenerlo nelle riforme e nella sua strada verso lo sviluppo, soprattutto nel momento in cui si sta gradualmente staccando dall’influenza russa, si rivelerà vincente per l’Europa.

[1] John C. Hulsman (2022), Il Kazakistan: un’opportunità strategica per l’Occidente, Aspernia, giugno 2022

About Sofia Rastello

Sofia Rastello | Unione Industriali Torino - Studi Economici. Laureata in Scienze Internazionali - China and Global Studies, mi occupo di indagini statistiche, ricerca economica e redazione di alcune pubblicazioni periodiche come Insight e Piemonte Impresa. Sono appassionata di relazioni internazionali, geopolitica, storia e arte.

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