Recentemente gli imprenditori cinesi hanno un ruolo centrale nei media, dal piano economico a quello degli investimenti, fino alla dimensione geopolitica. Dall’osteggiata iniziativa 5G di Hauwei, alle sorti di Jack Ma – fondatore di Alibaba –, queste compagnie sono sotto i riflettori mondiali. E non solo le più grandi aziende, ma anche le numerose start-up che proliferano sul territorio: come già evidenziato qui, l’ecosistema imprenditoriale cinese è infatti fervido e in continua crescita. Questo si riscontra nel notevole numero di unicorni. Seppur non delle dimensioni dei BAT – i tre giganti cinesi Tencent, Albaba e Baidu – anche le start-up cinesi sono di fondamentale importanza per l’economia nazionale.
Perché alcuni ambienti imprenditoriali hanno più successo di altri? La risposta non è immediata. Non è un caso che vi siano diversi filoni di letteratura che esaminano questo fenomeno. Mentre alcuni studi si concentrano sulle condizioni di mercato locali, altri accentuano le aspirazioni e il comportamento dei singoli imprenditori. Infine, altri ancora si focalizzano sul valore che l’ambiente socio-culturale in cui un soggetto opera attribuisce alle iniziative imprenditoriali.
Alla radice, ciò che influenza principalmente il successo di un sistema imprenditoriale è una sinergia tra condizioni di mercato e supporto istituzionale. Le condizioni di mercato includono presenza di capitale umano, apertura del mercato interno, sviluppo della domanda, potenziamento del sistema educativo e upgrading delle infrastrutture. Il supporto politico consiste in un sistema di leggi trasparenti, nonché investimenti e sussidi governativi al settore privato. È inoltre centrale la cooperazione tra imprese, mondo accademico e centri di ricerca. Più le condizioni di mercato e istituzionali soddisfano questi requisiti, più l’ecosistema sarà favorevole allo sviluppo delle iniziative imprenditoriali. Da cosa originano le condizioni di mercato e il supporto politico? Questi due fattori sono a loro volta subordinati alle condizioni storiche, geopolitiche ed economiche del paese specifico.
Quali sono quindi le traiettorie geopolitiche che hanno influenzato positivamente le istituzioni e le condizioni di mercato, permettendo la fioritura dell’ambiente imprenditoriale in Cina?
LA PRIMA FASE: DAL 1978 AL 2007
Nel 1978, il periodo di “Riforme e apertura” inaugurato da Deng Xiaoping aprì gradualmente il mercato cinese al mondo esterno. Il processo di decentralizzazione incoraggiò esperimenti economici locali e offrì nuovi incentivi ai governatori provinciali. In questo modo, la Cina si spostò gradualmente da un’economia socialista pianificata a un’economia di mercato.
Negli anni 90′ la pressione competitiva data dalla crescita economica richiese riforme strutturali ancora più profonde. Infine, con l’ingresso nella WTO, nel 2001 la Cina venne ufficialmente integrata nell’economia globale. Il fattore che determinò il successo di questo ambizioso processo fu il gradualismo. Il governo espose infatti progressivamente la Cina agli stimoli esterni, senza tuttavia compromettere la stabilità interna e la tenuta del sistema politico.
La condizione del mercato cinese negli anni ‘90
Alla fine degli anni 90‘ la Cina possedeva un ampio bacino di capitale umano a basso costo da formare, una grande capacità industriale e un sistema normativo sempre più sviluppato. Tuttavia, vi erano altresì alcune criticità. Allocazione di capitale inefficiente, scarsità di infrastrutture, carenze nel sistema educativo e, soprattutto, un corpus di leggi ancora troppo opaco.
I: Riforme sub-ottimali
Le riforme non erano ancora ottimali per lo sviluppo del settore privato anche dal punto di vista istituzionale. Le riforme avevano infatti favorito enormemente le imprese di Stato, ma non i privati. I quadri locali erano ancora eccessivamente concentrati su profitti a breve termine e sul rispetto di target governativi. Inoltre, erano condizionati dalla necessità di costruire un network favorevole all’avanzamento di carriera grazie alla collaborazione con funzionari del Partito comunista. Non erano certamente pronti a lanciarsi in iniziative rischiose, quali quella imprenditoriale, che avrebbero potuto compromettere la loro carriera.
II: Import tecnologico
L’import di tecnologie dall’estero e il continuo flusso di investimenti diretti esteri, seppur profittevole, metteva la Cina in una condizione di subordinazione tecnologica rispetto agli altri Paesi. Pechino non aveva alcun potere di scambio dal punto di vista delle tecnologie chiave, a causa della mancanza di innovazione. Questa situazione era altresì dovuta alla scarsa o inesistente collaborazione tra istituti di ricerca, finanziatori e industrie.
Infine, il sistema legale non garantiva alcuna protezione in termini di diritti di proprietà, rendendo le iniziative imprenditoriali rischiose e costose.
Che conseguenze sullo stile imprenditoriale dell’epoca? A causa della dominazione delle imprese di Stato e delle connessioni con i funzionari del partito, le capacità di management erano subordinate a quelle politiche. L’importanza di adempiere agli obiettivi governativi era considerata più importante della capacità di innovazione. Conseguentemente, gli imprenditori avevano tendenzialmente un’attitudine conservatrice e avversa al rischio.
Turning point: l’accesso alla WTO
I requisiti di accesso alla WTO forzarono la Cina a mettere in atto una serie di riforme domestiche, tra cui quelle del sistema normativo. Questo permise al Paese di sviluppare capacità in aree high-end e di affrancarsi dalla manifattura a basso valore aggiunto. Le leggi sempre più trasparenti cominciarono a proteggere gli imprenditori dal rischio di interpretazione scorretta delle norme. Infine, il governo fu incoraggiato a provvedere investimenti in aree cruciali quale il settore tecnologico. Questo rese il settore competitivo a livello internazionale.
Grazie al processo di globalizzazione sempre più marcato e quindi la maggiore apertura del mercato interno, anche le barriere di ingresso al Paese collassarono. I consumatori cinesi, ispirandosi a prodotti e idee straniere, cominciarono a divenire sempre più selettivi e raffinati. Salari più elevati aumentarono il loro potere di acquisto, dandogli maggiore visibilità e possibilità di espressione.
Gli imprenditori cinesi si trovarono improvvisamente esposti a una competizione feroce e una domanda interna complessa. Furono conseguentemente forzati a innovare il loro stile di management verso un’attitudine più innovativa e favorevole all’ azzardo. Questo fu certamente anche favorito dal sistema normativo, che li protesse dai rischi legali.
E’ interessante menzionare che in questo contesto le imprese che già operavano nel mercato si trovarono imbrigliate da scelte path-dependent. Al contrario, i nuovi arrivati furono favoriti dall’ambiente turbolento e altamente competitivo, che li spinse ad imparare e ad innovare velocemente.
LA SECONDA FASE: DAL 2007 AD OGGI
Nonostante le difficoltà analizzate, la Cina è al momento un’economia altamente innovativa con una forte spinta imprenditoriale. L’attitudine stessa degli imprenditori cinesi è drammaticamente cambiata e le compagnie cinesi sono invero famose i tutto il mondo. Queste aziende sono altresì fondamentali per l’economia nazionale in quanto generanno profitti, innovazione e nuova conoscenza. Stando a “Fortune Global 500” nel 2020 le ventiquattro più grandi aziende cinesi hanno congiuntamente generato $8.3 bilioni di profitti. Inoltre, nel 2021 il settore che ha maggiormente contribuito al PIL nazionale è stato proprio quello industriale, arrivando a pesare quasi 32.6% sul PIL del Paese.
Il mercato cinese oggi
Le condizioni di mercato che hanno favorito questa situazione sono state la crescente urbanizzazione, congiuntamente all’aumento della ricchezza e del potere d’acquisto della popolazione. Città più estese con una popolazione più numerosa e benestante hanno portato a una maggiore domanda di servizi, infrastrutture e costruzioni. Il comportamento dei consumatori si è peraltro evoluto dagli acquisti di sussistenza a richieste progressivamente più informate e raffinate.
Congiuntamente a un sistema educativo riformato – necessario per creazione e diffusione di conoscenza – e un numero sempre maggiore di fruitori di Internet – una grande opportunità per le compagnie tech – il mercato è divenuto sempre più profittevole per gli imprenditori cinesi locali.
Un ruolo importate è stato altresì giocato dalla scala manifatturiera. Bassi costi di lavoro combinati ad un ampio bacino di manodopera hanno permesso agli imprenditori cinesi di avvantaggiarsi delle economie di scala. Questo ha fatto sì che gli imprenditori si siano concentrati maggiormente sulla ricerca ed altri costi fissi. Inoltre, durante la seconda fase gli imprenditori cinesi hanno sfruttato la scala manifatturiera per spostarsi dalla produzione a basso valore aggiunto a prodotti innovativi e high-tech.
Le misure governative:
I: Fondi di investimento e pacchetti di stimoli
Il governo ha preso le dovute misure per supportare l’attività imprenditoriale tramite una serie di iniziative. In primo luogo, a seguito della crisi del 2008, è stato lanciato un pacchetto di fondi del valore di circa il 13% del PIL come piano di stimolo. Questo pacchetto di prestiti e investimenti infrastrutturali è stato necessario per spronare l’imprenditoria.
Inoltre, nel 2013 il Partito Comunista Cinese ha approvato una riforma, congiuntamente avanzata dalla Banca Mondiale e dal Development Research Center, per correggere le distorsioni competitive domestiche ed incoraggiare il settore privato.
Il governo cinese ha altresì lanciato, nei primi anni 2000, il “Chinese Government Guidance Funds”. Tuttavia, questo fondo è stato utilizzato estensivamente solo a partire dal 2014. I governi centrale, provinciali e locali gestiscono i fondi. Questi finanziamenti sono fondamentali per sviluppare nuovi business, provvedere gli asset finanziari necessari al settore industriale e raggiungere i target governativi annuali.
II: Parchi industriali
Il primo parco scientifico è stato la “Beijing Experimental Zone for New Technology and Industrial Development”, adesso “Zhongguancun Science Park”, creato nel 1988 dal Consiglio di Stato. I parchi scientifici funzionano come un hub per il sapere scientifico, per il talento accademico e per le idee imprenditoriali. Congiungendo le conoscenze in ambito high-tech sia dal mondo universitario, sia dal quello imprenditoriale, i parchi scientifici promuovo il trasferimento di conoscenza e di capitale umano. In questo modo attraggono compagnie, sviluppano pratiche innovative di leadership e management e danno impulso al rinnovamento infrastrutturale.
In quanto fondamentali anche per lo sviluppo regionale, questi parchi sono direttamente finanziati dai fondi per la ricerca governativi. Il supporto governativo è altresì stato necessario per migliorare l’apparato legale al fine di sviluppare il sistema finanziario. Al 2021, il parco di Zhongguangcun ha contribuito a più del 60% della crescita economica di Pechino e ha attratto numerose compagnie high-tech, permettendogli di aumentare la crescita annuale di oltre il 25%.
III: Iniziative per stimolare l’imprenditorialità
Il governo ha sviluppato una serie di piani per favorire l’imprenditorialità nel corso degli anni. Tra questi, il “Mass Entrepreneurship, Universal Investments” lanciato nel 2009 ha garantito $6.5 miliardi alle PMI cinesi. Nel 2010, lo “Small Business Innovation Development and Research” ha invitato plurime compagnie a collaborare con i ministeri e le agenzie private cinesi per risolvere una serie di problematiche urgenti. Infine, il governo ha altresì utilizzato i Piani Quinquennali come catalizzatore per l’innovazione e per l’imprenditorialità. A titolo esemplificativo, il “Tredicesimo Piano Quinquennale” ha fortemente incoraggiato lo sviluppo delle start-up e la creazione di istituzioni volte al supporto dell’imprenditorialità di massa.
Gli imprenditori cinesi oggi
Gli imprenditori cinesi hanno trovato un ambiente molto più favorevole, grazie a cluster di expertise scientifico e high-tech nei parchi industriali e all’alto livello di educazione. Sono stati inoltre cruciali la disponibilità di capitale umano ben formato, presenza di canali finanziari e, infine, una cornice legale sviluppata e matura.
Gli imprenditori cinesi hanno quindi dato prova di un’attitudine orientata al rischio e di grande capacità innovativa. Lo stile decisionale è tendenzialmente veloce e dirompente, in quanto solitamente seguono contemporaneamente diversi business. Gli imprenditori cinesi hanno un background educativo molto costoso e prestigioso. La politica del figlio unico ha permesso infatti ai genitori di canalizzare tutte le fonti finanziare per l’educazione di un solo individuo. Inoltre a causa della concezione locale – che da sempre attribuisce all’educazione universitaria un ruolo fondamentale nella vita delle persone – la formazione è ritenuta un asset su cui investire. Inoltre, poiché il settore è generalmente rischioso, gli imprenditori provengono tendenzialmente da famiglie facoltose che possono supportare gli elevati costi legati all’avviamento e al mantenimento di un’attività. La nuova mentalità imprenditoriale si riflette direttamente sul numero di unicorni –le start up – che si moltiplicano sul territorio.
HUAWEI E TENCENT: STRATEGIE DI SVILUPPO
E’ interessante analizzare come le strategie di grandi aziende siano mutate con riferimento alle opportunità e alle condizioni di mercato interne. Sia il caso di Huawei sia quello di Tencent confermano infatti che gli imprenditori cinesi hanno beneficiato delle opportunità di mercato e del supporto politico. Questo è evidente nell’implementazione di strategie più audaci e di pratiche manageriali innovative, riscontrabili successivamente in maggiore visibilità e profitti.
Huawei: gli inizi
Fondata nel 1987 da Ren Zhengfei, Huawei è divenuta una delle più grandi compagine nel campo delle telecomunicazioni, generando profitti superiori ai $100 miliardi. Huawei opera in 170 Paesi e si occupa di numerosi prodotti, dai telefoni ai servizi Wi-Fi. Gli elementi che hanno condotto Huawei verso il successo sono stati espansione graduale in termini di prodotti e mercati, strategie innovative e capacità di approfittare delle condizioni di mercato interno e, successivamente, internazionale.
Inizialmente, Huawei si è avvantaggiata della scala della manifattura cinese per offrire prodotti a basso costo. Inoltre, ha operato in qualità di compagnia business-to-business, pertanto al riparo dai riflettori. Per proteggere l’azienda dalla competizione straniera, Ren Zhengfei si è rivolto alle aree meno sviluppate, ossia città del secondo e del terzo anello e Paesi meno maturi. Al fine di soddisfare i bisogni locali, Huawei ha adottato una strategia di customizzazione, particolarmente efficace in mercati trascurati da player internazionali. Insieme alla customizzazione, Huawei ha inoltre diversificato i suoi prodotti, dalle apparecchiature, ai servizi e ai dispostivi informatici. Tuttavia, a differenza di molte compagnie negli stessi anni, Huawei ha mantenuto il suo focus sulle telecomunicazioni. La compagnia ha in tal modo evitato di espandersi in altri settori, concentrando quindi le proprie risorse in attività di ricerca e sviluppo.
Dal B2B alla leadership tecnologica
Quando le condizioni l’hanno permesso, Huawei si è sua volta mossa lungo la catena del valore, passando dalla manifattura di componentistica alla produzione di smartphone e addirittura di servizi 5G. Questo è principalmente dovuto alla brand vision di Huawei, legata alla volontà di divenire un leader nel settore delle telecomunicazioni. Con un focus sui bisogni dei clienti, le strategie di customizzazione e di innovazione hanno dato prova della loro efficacia. Con più di 15 centri di ricerca e 36 centri di innovazione, Huawei veicola un numero ingente di risorse finanziarie alle attività di ricerca e sviluppo, che ammontavano a CNY142 miliardi nel 2021.
Fonte: Huawei Annual Report 2021. Dati elaborati tramite Excel.
Huawei punta altresì a divenire uno standard setter nel settore delle comunicazioni, come è risultato evidente quando è stata lanciata la strategia 5G. L’enorme dimensione della compagnia è chiara quando si considera che il business principale può essere suddiviso in 3 gruppi differenti. Carrier Networks si occupa di networks, software e servizi globali. Enterprise Business Group analizza, conserva e salva i dati degli utenti. Infine, Consumer Business Group produce smartphones e telefoni.
Gli ingredienti del successo
I: Strategie di management
Il successo di Huawei è quindi dovuto sia a strategie di management, sia al contributo di fattori esogeni. Per quanto riguarda le strategie di imprenditoriali, si menzionano la customizzazione, la diversificazione e le spese in ricerca e sviluppo. Inoltre, il sistema di rotazione dei CEO è stato fondamentale al fine di garantire la circolazione continua di idee. Si è rivelata vincente anche la struttura di bonus e compensi, che ha permesso a Ren Zhengfei di mantenere il suo capitale umano di alto livello e di evitare il turnover degli impiegati. Huawei ha altresì adottato una strategia di prezzo che ha permesso alla compagnia di raggiungere nuovi mercati e classificarsi come “conveniente”, senza tuttavia arrivare al punto di compromettere qualità e design. Infine, il celebre “wolf spirit” del fondatore – divenuto poi comune anche tra gli impiegati – ha permesso a Ren Zhengfei di formare un team di lavoratori resilienti e ambiziosi.
II: Fattori esogeni
Per quanto riguarda le condizioni esogene, è impossibile separare le pratiche manageriali della compagnia dall’ambiente circostante. Huawei è stata innanzitutto capace di fornire ai consumatori cinesi delle alternative più convenienti rispetto all’offerta straniera. Quando il potere d’acquisto della popolazione cinese ha stimolato la domanda per prodotti di alta qualità, Huawei ha avuto la possibilità di spostarsi verso prodotti più raffinati e high-tech. La sempre maggiore apertura del mercato ha inoltre permesso a Huawei di vendere in altri Paesi e di beneficiare dei regolamenti e degli standard commerciali della WTO. Il sistema normativo sempre più trasparente ed evoluto ha incoraggiato attività di ricerca e sviluppo. Il progresso del sistema d’istruzione ha facilitato il reclutamento di una forza lavoro qualificata ed esperta. Infine, Huawei ha beneficiato del supporto governativo e delle collaborazioni con il mondo accademico: la sede tecnologica della compagnia è infatti collocata nel parco scientifico di Zhongguangcun.
Tencent: dall’innovation strategy alla micro-innovation
Tencent è nata nel 1998 dalla collaborazione tra Ma Huateng e Zhang Zhidong come QQ, un servizio di messaggistica istantanea. I primi utenti non erano numerosi tuttavia, a seguito della rapida espansione di Internet in Cina, QQ è divenuta presto famosa. Inoltre, dopo essersi appropriati del mercato, i fondatori hanno prontamente introdotto svariati servizi: servizi di pagamento – Wchat Pay -, giochi online, portali per la musica e altro ancora. Tencent è al momento considerata uno dei franchise digitali di maggior valore al mondo, stimato intorno ai $296.820 miliardi.
La strategia di Tencent è stata, come per Huawei, volta all’innovazione e all’espansione dei servizi. I suoi fondatori hanno cominciato con una tipica “strategia imitativa”. Questa consiste nell’applicare un tipo di innovazione già esistente ai propri prodotti, oppure nel migliorare un prodotto basandosi su un’innovazione precedente.
Tuttavia, la ricerca di innovazione ha fatto sì che la compagnia mettesse in campo delle strategie più audaci. Tramite la “collaborative creation strategy”, sono state create sinergie tra la compagnia e varie università, tra cui la Tsinghua University, le Peking University e la Singapore Nanyang Technological University. Attraverso la “business diversification”, un gruppo di manager ed esperti dall’estero ha espanso il range di servizi di Tencent e pertanto la presenza della compagnia in altri mercati. Infine, tramite la “micro-innovazione”, ossia la capacità di adattare, modificare o customizzare tecnologie già esistenti, WeChat è divenuto un software multiuso che include chiamate, pagamenti online, musica e ulteriori servizi.
Gli ingredienti del successo
Le condizioni di mercato che hanno favorito l’ascesa di Tencent sono state l’enorme diffusione di Internet in Cina, nonché lo sviluppo del settore della telefonia, che ha favorito anche i business adiacenti. Secondo le statistiche, l’individuo cinese medio spende 19.9 ore online alla settimana. Gli utilizzatori di Internet in Cina sono i più attivi al mondo e producono autonomamente i propri contenuti, quali blog e video.
Inoltre, il governo stesso ha fortemente supportato l’innovazione e nel 2014 ha cominciato a fornire una serie di sussidi alle compagnie operanti nel settore tech e a creare incubatori tecnologici. Considerando il peso di queste aziende nell’economia nazionale, il governo cinese ha tradizionalmente adottato un approccio pragmatico, integrandole con le istituzioni di ricerca e migliorando la cornice legale per incoraggiare R&S, brevetti e licenze.
UN NUOVO RUOLO PER GLI IMPRENDITORI CINESI
Solo imprenditori? Le BAT, ossia le tre più grandi aziende cinesi, Baidu Alibaba e Tencent, sono ormai divenute anche fondamentali investitori per le nuove start-up cinesi. Secondo i dati, le BAT hanno già investito, direttamente o indirettamente, in almeno la metà dei 124 unicorni cinesi. Il valore aggregato di queste start up ammonta a più di $1 miliardo. Quando il valore avrà raggiunto il valore di $5miliardi, almeno l’80% di queste avrà ottenuto finanziamenti dalle BAT, secondo le stime di The Economist.
BAT E TMD: imprenditori cinesi e start-up
Ma non ci sono solo Alibaba, Baidu e Tencent. In Cina sta infatti sta emergendo un’altra trinità tech: TMD. Il gruppo comprende Toutiao – app di notizie posseduta da Bytedance -, Meituan – piattaforma per lo shopping online- e Didi Chuxing – servizio di ride-hailing.
Che siano BAT o TMD, è evidente che pochi imprenditori cinesi hanno un ruolo sempre più prominente nello sviluppo di molte altre aziende minori. Al punto che alcuni fondatori di start-up hanno cominciato rifiutare i finanziamenti provenienti dai colossi. Questo perché il potere decisionale dei CEO di questi giganti industriali, in costante aumento, sarà sempre più in grado di tracciare le traiettorie di sviluppo imprenditoriale in Cina.
Questo post è stato redatto da Francesca Leva, studentessa del corso di laurea magistrale in Scienze Internazionali – China and Global Studies – presso l’Università di Torino, nell’ambito di uno stage presso l’Ufficio Studi Economici dell’Unione Industriali. Ecco come si presenta.
Sono Francesca Leva, studentessa iscritta al secondo anno del corso “Scienze Internazionali – China and Global Studies” all’Università di Torino e “China Studies” alla Zhejiang University, in quanto partecipante a un progetto di doppia laurea. Dopo essermi laureata in Lingua, cultura e società cinese all’Università Ca’ Foscari di Venezia ho deciso di focalizzarmi maggiormente sull’ambito economico, politico e di management, pur mantenendo il focus di interesse sull’area asiatica.
Le mie aspirazioni lavorative includono principalmente il mondo della consulenza presso grandi compagnie del settore. A tal fine, il tirocinio presso l’Unione Industriali è stato fondamentale per avere un primo contatto con i mondo delle imprese, per comprendere come gli scenari geopolitici influenzano le opportunità per il business, nonché per analizzare le traiettorie di sviluppo aziendale.