L’idrogeno verde in Nord Africa

Negli ultimi anni, l’utilizzo di idrogeno verde sta diventando sempre più importante nelle strategie di transizione energetica di molti paesi. Grazie alla sua capacità di immagazzinare e fornire grandi quantità di energia senza generare emissioni di CO2 durante la combustione, l’idrogeno è stato individuato come una delle fonti che potrebbe facilitare la decarbonizzazione.

Con il sostegno degli investimenti europei, il Nord Africa potrebbe diventare il principale produttore mondiale di idrogeno verde. Sfruttando vaste aree di terra disabitata, energia solare e reti di gasdotti esistenti.

Le esportazioni di idrogeno dalle coste nordafricane potrebbero avvenire in tre modi:

  • tramite la costruzione di gasdotti;
  • liquefazioni e rigassificazione;
  • attraverso il trasporto in forma di ammoniaca, da riconvertire in idrogeno una volta a destinazione.

Considerando che un’industria dell’idrogeno verde non esiste ancora e che un mercato mediterraneo sull’idrogeno potrà vedere la luce solo tra qualche anno; appare comunque utile provare a valutare questa opportunità per la decarbonizzazione del pianeta e il Marocco, l’Egitto e l’Algeria sembrano offrire questa opportunità.

Gli obiettivi dell’Unione Europea

Nel 2020 la Commissione Europea ha sottoscritto una strategia incentrata sull’importazione di idrogeno verde da fonti rinnovabili dal suo vicinato (Nord Africa e Ucraina). Dopo l’invasione dell’Ucraina e la conseguente necessità di ridurre la dipendenza dal gas russo, l’Unione Europea ha raddoppiato i suoi obiettivi di importazione a 10 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030, secondo il comunicato di RePoweEu.

Fonte: GlobalData Power Intelligence Center

L’idrogeno verde in Marocco

Il Marocco è uno dei paesi più avanzati per la sua politica di transizione energetica. Il paese si presenta come un perfetto candidato per l’esportazione di idrogeno verde verso i paesi europei.

Il paese ha sviluppato negli ultimi anni una delle più lungimiranti strategie di transizione energetica del continente africano: entro il 2030 punta a raggiungere il 52% della capacità elettrica installata proveniente da fonti rinnovabili.

Roadmap del Marocco

Recentemente il regno ha pubblicato una serie di documenti programmatici per lo sviluppo del settore dell’idrogeno verde. Nel 2021 è stata pubblicata una roadmap in tre fasi, i quali corrispondono a tre decenni, dal 2020 al 2050. Partendo dallo sviluppo di programmi pilota finanziati dallo stato e dalle istituzioni internazionali anticipa una progressiva accelerazione nell’utilizzo dell’idrogeno verde sia sul piano domestico che internazionale. Nell’accompagnare la roadmap è stata creata la Commissione Nazionale per l’idrogeno, che riunisce vari ministri e le istituzioni costituite a sostegno della transizione energetica marocchina. Una delle prime iniziative è stato il cluster Green H2A, piattaforma di ricerca a supporto dello sviluppo della filiera e dell’accompagnamento delle politiche pubbliche.

Fonte: Statista. Previsione esportazioni di idrogeno dal Marocco dal 2030 al 2050

Quali sono i progetti europei con il Marocco?

Il potenziale del Marocco nell’idrogeno verde sta già attirando l’attenzione di numerosi attori internazionali. Rabat ha siglato un accordo con il Regno Unito, nel 2030 inizierà ad esportare elettricità verde tramite cavi sottomarini, il progetto Xlinks copre l’8% del fabbisogno elettrico totale del Regno Unito. Il progetto energetico Marocco-Regno Unito sarà alimentato da un parco eolico e solare all’interno della regione marocchina di Guelmim Oued Noun.

Una seconda collaborazione coinvolge l’irlandese Fusion Fuel, la greca Consolidated Contractors Company e il commerciante olandese di energia e materie prime Vitol. Il progetto mira a produrre 31.000 tonnellate di idrogeno all’anno, per creare 183.000 tonnellate di ammoniaca verde per la produzione di fertilizzanti. Tuttavia, la tecnologia coinvolta non è ancora stata provata e le affermazioni di Fusion Fuel sull’efficienza dei pannelli solari non sono state verificate in modo indipendente.

L’agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) ha pubblicato recentemente un rapporto. Si prevede che  il Marocco avrà il terzo costo più basso per la produzione di idrogeno verde nel 2050. Le previsioni di IRENA sono state supportate dai piani del paese per aumentare non solo la sua capacità di energie rinnovabili ma anche nella fornitura di acqua potabile attraverso la desalinizzazione installando l’impianto di Chtouka Aitbaha ad Agadir nel 2018, il più grande impianto di desalinizzazione in Africa.

 

 

Fonte: Statista

L’idrogeno verde in Egitto

Il governo egiziano sta lavorando attivamente allo sviluppo di un’economia dell’idrogeno a basse emissioni di carbonio.

A differenza del Marocco l’Egitto non dispone di idrocarburi. L’Egitto, come l’Algeria, è un paese produttore di gas naturale e con il gas, le rinnovabili e l’idrogeno  punta ad accrescere le esportazioni ed emergere come regional hub. Attualmente è il primo paese del Nord Africa in termini di capacità rinnovabile installata e nel 2035 ambisce a raggiungere i 61 GW.

Gli attuali obiettivi egiziani in materia di energia rinnovabile sono: espandere l’elettrificazione pulita dell’economia e ridurre le emissioni di carbonio prodotte dalle centrali termiche a combustibili fossili.

Inoltre, l’Egitto è stato uno dei primi paesi nella regione Mena ad utilizzare l’idrogeno verde. Negli anni ‘60 il gruppo KIMA (Egyptian Chemical & Fertilizars Industries) produceva ammoniaca verde utilizzando l’idrogeno ricavato dallo sfruttamento idroelettrico della diga di Assuan.

Accordi tra Egitto India e Arabia Saudita

Negli ultimi anni sono stati firmati numerosi memorandum con compagnie straniere per lo sviluppo di un’economia di idrogeno verde. Gli ultimi in ordine di tempo coinvolgo il gruppo indiano ReNew Power il quale prevede di investire circa 8 miliardi di dollari per costruire uno stabilimento che produrrà idrogeno verde nella zona economica del canale di Suez e la compagnia saudita Alfaran, per la costruzione di un impianto di produzione di ammoniaca verde.

La Commissione Europea ha annunciato la prossima nascita di una Mediterranea Hydrogen Partnership per promuovere investimenti nella produzione di idrogeno verde.

L’idrogeno verde sostituirà i carburanti?

In Egitto sono stati annunciati progetti con aziende europee focalizzati sulla produzione di carburanti per il trasporto marittimo. Attualmente si stanno valutando diverse tecnologie basate sull’idrogeno per sostituire l’olio combustibile altamente inquinante. Il magnate danese dei trasporti marittimi Maersk sta investendo nei primi sforzi per la produzione di metanolo verde, anche se al momento i risultati sono insoddisfacenti.

 

 

Fonte: Statista

L’idrogeno verde in Algeria

L’Algeria prevede di passare gradualmente dal gas naturale all’idrogeno verde e blu attraverso i suoi gasdotti e terminali GNL (Gas Naturale Liquefatto).

Il progetto dell’Eni sull’idrogeno verde da fonte solare dovrebbe costare circa 4,40 dollari/kg, 11 volte di più per unità di energia rispetto al gas naturale.

I piani della multinazionale italiana Eni per l’idrogeno

La multinazionale italiana del petrolio e del gas Eni ha già firmato diversi memorandum d’intesa con Sonatrach sulla produzione di idrogeno. Intende costruire un GW di energia solare per la produzione di idrogeno verde. Tuttavia, affidarsi al solo solare limiterebbe i tassi di utilizzo dell’elettrolizzatore al 20-25%, in quanto l’impianto rimarrebbe inattivo di notte e si spegnerebbe al mattino e alla sera.

Spedizione dell’idrogeno: troppo costoso

L’Algeria dispone già di impianti di trasporto per l’esportazione di GNL che potrebbero essere convertiti, con un costo considerevole, alla gestione dell’idrogeno. La liquefazione dell’idrogeno richiede un’energia tre volte superiore a quella del gas naturale, lo stesso volume conterrebbe solo il 27% dell’energia e almeno lo 0,2% dell’idrogeno andrebbe perso ogni giorno a causa dell’ebollizione.

L’Algeria dispone di gasdotti per il gas naturale e propone di miscelare prima l’idrogeno con il gas naturale, per poi passare al 100% di idrogeno.

Ipoteticamente, se l’Algeria dovesse esportare 52 miliardi di metri cubi di idrogeno anziché di gas naturale utilizzando il gasdotto Maghreb-Europa, si stima che i costi di trasporto dell’energia aumenterebbero da 1,8 miliardi di dollari all’anno a 5,5 miliardi di dollari. Questo andrebbe ad aggiungersi al prezzo dell’energia fornita.

Quali sono gli impegni presi dall’Algeria?

L’Intented Nationally Determined Contribution (INDC) dell’Algeria presentato alle Nazioni Unite impegna l’Algeria a produrre il 27% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2030. Tuttavia, attualmente è quasi esclusivamente dominata dal gas naturale.

 

L’Algeria è uno dei principali esportatori di fertilizzanti

Idrogeno verde utilizzato come fertilizzante

L’Algeria è uno dei maggiori consumatori ed esportatori di fertilizzanti a base di ammoniaca e urea, prodotti a partire dall’idrogeno ricavato dal gas naturale. Il paese, inoltre,  vuole espandere ulteriormente l’industria dei fosfati per aumentare le esportazioni.

Sostituire l’idrogeno grigio con l’idrogeno verde prodotto localmente per produrre ammoniaca e urea aiuterebbe l’Algeria a raggiungere i suoi obiettivi climatici. Tuttavia,  l’esportazione potrebbe non essere economicamente vantaggiosa. Il piano di transizione energetica dell’Algeria del 2020 prevede di produrre  25 GW di energia elettrica da idrogeno blu e verde entro il 2050.

L’Egitto e il Marocco soffrono sempre di più di scarsità d’acqua

Quali sono gli ostacoli?

Consumo elevato di acqua

Nonostante l’ottimismo e il crescente numero di partenariati e investimenti, vi sono numerosi ostacoli che si sovrappongono alla realizzazione di un mercato mediterraneo dell’idrogeno verde. Come la disponibilità di ingenti risorse finanziarie per gli impianti di produzione.

Un’altra questione problematica riguarda il consumo di acqua, dato che per produrre un chilo di idrogeno verde l’elettrolisi richiede 9 litri di acqua. Il Marocco ha affrontato la peggiore siccità degli ultimi anni  e nonostante la costruzione del più grande impianto di desalinizzazione africano, ciò non riduce il costo dell’idrogeno;  limita solo la localizzazione degli impianti nelle aree costiere. L’Egitto, come il Marocco, è un paese che soffre di scarsità d’acqua e dipende principalmente dal fiume Nilo come fonte di acqua dolce. Con un tasso di crescita della popolazione elevato e gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, ci si aspetta che la disponibilità d’acqua diventerà un problema sempre più serio nei prossimi anni.

Scarsità di GIGAWATT

In Marocco

La pianificazione energetica del Marocco prevede lo sviluppo di ulteriori 8 GW di energia rinnovabile entro il 2030, 36,7 GW entro il 2040 e 78,2 GW entro il 2050 per soddisfare la crescente domanda di idrogeno. Tuttavia, al momento il paese dispone solo di 3,5 GW di capacità rinnovabile installata, il che evidenzia le sfide da affrontare per raggiungere gli obiettivi prefissati. Sarà necessario un ulteriore investimento di circa 71,8 miliardi di euro tra il 2020 e il 2050 per adeguare le infrastrutture, rafforzare la rete elettrica e intervenire nei porti e nelle aree di stoccaggio.

In Egitto

In Egitto, lo sviluppo di una filiera dell’idrogeno verde avrebbe un notevole impatto sul settore delle rinnovabili. Secondo uno studio, per sostituire l’attuale produzione di idrogeno grigio con idrogeno verde, sarebbe necessaria una capacità installata pari a 36 GW di energia rinnovabile. Tuttavia, considerando che la capacità totale di elettricità installata nel paese è di circa 58 GW e che la capacità rinnovabile, compreso l’idroelettrico, è pari a soli 6,2 GW, è evidente l’immensa sfida da affrontare per raggiungere tale obiettivo.

Quali sono gli altri usi dell’idrogeno verde?

Altri utilizzi domestici che prevedono l’utilizzo dell’idrogeno come vettore energetico non sono attualmente sostenibili. L’idrogeno non viene utilizzato come vettore energetico in quanto l’elettricità risulta più idonea, efficiente ed economica per questo scopo. Inoltre, utilizzando l’idrogeno verde come mezzo di stoccaggio dell’elettricità, si otterrebbe solo il 37% dell’energia utilizzata per produrlo, sprecando oltre il 60% dell’elettricità rinnovabile originale.

 

Conclusioni

Considerando che si sta costruendo un’industria praticamente da zero, sarà necessario creare un quadro normativo e regolamentare adeguato. A tal fine, BERS (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) sta fornendo assistenza al Marocco e all’Egitto.

Per vedere crescere e prosperare il mercato dell’idrogeno verde sarà necessario uno sforzo di coordinamento tra il settore pubblico e privato delle sponde nord e sud del mediterraneo per superare le problematiche degli alti costi e dalla definizione di policies adeguate. Affinché la transizione energetica sia efficace, è inoltre necessario un enorme investimento iniziale per creare le infrastrutture necessarie per produrre e trasportare l’idrogeno verde in Europa. Tuttavia, date le precedenti esperienze nella realizzazione di progetti costosi e ad alta intensità di capitale, l’investimento rischia di generare ulteriori debiti per i paesi destinatari , approfondendo la loro dipendenza dai prestiti multilaterali e dall’assistenza finanziaria occidentale.

Pertanto, è fondamentale creare una transizione energetica che implichi il passaggio ad un’economia ecologicamente sostenibile, equa e giusta per tutti, e non solo per le grandi imprese europee. Solo in questo modo si potranno affrontare le disuguaglianze e le ingiustizie perpetuate dal colonialismo e costruire un futuro sostenibile e giusto per tutti i popoli .

 

 

Questo post è stato redatto da Samuela Lizzi, studentessa del corso di laurea magistrale in Scienze Internazionali – Middle East and North Africa – presso l’Università di Torino, nell’ambito di uno stage presso l’Ufficio Studi Economici dell’Unione Industriali. Ecco come si presenta.

Sono Samuela Lizzi, studentessa di Scienze Internazionali, specializzata nell’area del Middle East e del Nord Africa. Di recente ho trascorso un semestre in Libano presso l’Università Saint Joseph a Beirut, dove ho anche condotto una ricerca sulla situazione agricola libanese e sul ruolo delle ONG nel processo di sviluppo locale.

Dopo la laurea triennale in Lingue e Letterature straniere, con una specializzazione in orientalistica, ho deciso di cambiare indirizzo per approfondire la mia conoscenza teorica e metodologica, in modo da interpretare criticamente i fenomeni politici, economici, sociali e culturali della regione MENA.

Durante il mio stage presso l’Unione Industriali di Torino ho avuto l’opportunità di conoscere la realtà delle imprese piemontesi e di apprendere come queste interagiscono con i mercati emergenti. Grazie alle mie esperienze pregresse, ho potuto applicare tali conoscenze nel contesto offerto dall’Unione e dal suo stretto rapporto con le aziende associate.

In futuro, mi piacerebbe lavorare nell’import-export e nel business internazionale, diventando una figura professionale di collegamento tra il mondo europeo e quello arabo.

 

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