LA RESISTENZA AL CAMBIAMENTO II

ambiente, aziende, cambiamento, coaching, comfort zone, Covid-19, futuro, ingiustizia, responsabilità, responsabilità sociale, responsabilità solidale

La pandemia di Covid-19 è una preziosa occasione per riflettere sul nostro modo di reagire a eventi improvvisi e (secondo noi) imprevedibili. I personaggi di “Chi ha spostato il mio formaggio?” ci aiutano a capire che, spesso, i segnali di cambiamento sono proprio sotto i nostri occhi.

 

Se il cambiamento ci travolge senza preavviso…

Il cambiamento è per sua natura difficile da realizzare. Alle volte abbiamo difficoltà ad uscire dalla nostra area di comfort (v. La resistenza al cambiamento I). Altre volte, invece, abbiamo difficoltà ad accettare eventi esterni che viviamo come ingiusti.

L’epidemia di Covid-19, che in questi giorni sta sconvolgendo le vite di milioni di persone, è l’esempio di un cambiamento che avviene indipendentemente dalla nostra volontà. In un attimo ci siamo ritrovati chiusi in casa, senza poter lavorare, né frequentare luoghi pubblici, uscire a cena o anche solo invitare gli amici per un aperitivo. Come reagire davanti a un simile improvviso cambiamento?

 

Come stanno reagendo le nostre aziende al cambiamento?

Se ci guardiamo intorno (metaforicamente, visto che siamo tutti chiusi in casa), osserviamo diversi modi di reagire a questo imprevisto che rischia di paralizzare l’economia mondiale. C’è chi si lascia prendere dal panico, chi chiude tutto e aspetta che passi la tempesta, chi fa il minimo per sopravvivere, chi cerca di approfittare della situazione… e c’è chi reagisce osservando ciò che accade e cercando di capire come evolvere insieme alla situazione.

 

Una favola sul cambiamento, con risvolti educativi

Lo spiega bene Spencer Johnson nel racconto “Chi ha spostato il mio formaggio?”, diventato ormai un classico. I protagonisti della storia sono quattro: due topolini mediamente intelligenti, ma con un olfatto favoloso (Nasofino e Trottolino) e due gnomi (Tentenna e Ridolino).

I problemi iniziano quando formaggio diventa un diritto acquisito

All’inizio le vite dei quattro personaggi sono tutte simili. Vivono in un labirinto e ogni giorno indossano la tuta e scarpe da ginnastica, escono di casa e vanno a cercare il formaggio per il loro sostentamento. Le cose cambiano quando i quattro trovano un immenso deposito di formaggio, rifornito ogni giorno con nuove quantità. Gli gnomi, ben presto si stabiliscono a vivere direttamente nel deposito e iniziano a pensare di aver sempre vissuto lì.

 

Il trauma della scomparsa del formaggio

Un brutto giorno, però, il formaggio scompare senza spiegazioni. Topolini e gnomi si trovano di fronte a un cambiamento imprevisto. I topolini sono i primi a reagire, si rimettono in moto e ben presto trovano del nuovo formaggio. I due gnomi, invece, rimangono completamente spiazzati. Col tempo, infatti, si erano convinti di avere diritto al formaggio e vivono la situazione con un senso di profonda ingiustizia. Tentenna rimane rigidamente fermo sulla sua decisione aspettare che gli restituiscano ciò che gli è stato tolto. Ridolino, invece, si rende gradualmente conto che i segnali di un cambiamento c’erano stati (formaggio più secco, non rifornito quotidianamente), accetta la sua parte di responsabilità nell’accaduto e presto si mette di nuovo in cerca di altro formaggio.

 

Una metafora della vita

Il formaggio è una metafora di quello che vorremmo avere nella nostra vita: un buon lavoro, ricchezza, salute, felicità… Il labirinto rappresenta il luogo in cui cerchiamo ciò che desideriamo: famiglia, azienda, associazione di volontariato, ecc. Il racconto ci insegna che il cambiamento è inevitabile: ci sarà sempre qualcuno che sposterà il “nostro” formaggio.

 

Attenzione ai segnali di cambiamento

Ridolino, con fatica e sofferenza impara che è meglio essere attento a ciò che succede intorno a lui, per cogliere i segnali di cambiamento e non essere impreparato quando la situazione evolve. Se avesse annusato più spesso il formaggio si sarebbe reso conto che diventava secco e che non veniva più rifornito ogni giorno. Da lì avrebbe potuto iniziare a cercare del nuovo formaggio prima di rimanere completamente senza.

 

Il decollo dello smart working

Osservando la situazione odierna, al momento dell’entrata in vigore delle misure di contenimento dell’epidemia di Covid-19, le scuole e le aziende che avevano investito tempo e risorse per implementare nuove forme di lavoro smart o nuove tecnologie di comunicazione digitale, hanno potuto continuare a lavorare con un impatto economico decisamente minore rispetto ad altre.

 

Le aziende resilienti accettano la sfida

Allo stesso modo alcune aziende, invece di accusare il colpo della chiusura degli impianti produttivi, hanno cercato una soluzione che fosse al tempo stesso utile alla collettività per far fronte alla crisi e all’azienda per continuare a lavorare e garantire un reddito ai propri dipendenti, nel rispetto di condizioni di lavoro igienicamente sicure. Ne sono un esempio Miroglio, Oscalito e altre tessili che hanno riconvertito in tempi record i propri impianti per la produzione di mascherine anti contagio. O Reynaldi che ha concentrato le proprie energie sulla produzione di disinfettante per le mani.

 

Nulla tornerà come prima

Ognuna di queste realtà ha compreso che, comunque evolva la situazione, nulla tornerà ad essere come prima. Si aprono scenari di ampio respiro, che guardano ben oltre la fine della pandemia. Questa crisi sanitaria, umana ed economica è destinata a mutare profondamente il nostro modo di vivere e lavorare. Quanto prima sapremo cogliere la sfida di questo cambiamento ed escogitare nuove soluzioni per nuovi problemi, tanto più facilmente riusciremo costruire un nuovo equilibrio.

 

Cosa possiamo fare noi?

Ciò che noi possiamo fare, in questo periodo così difficile e dalle conseguenze imprevedibili ma certamente drammatiche, è trarre qualche insegnamento utile per il nostro futuro. Siamo proprio sicuri che l’emergenza sanitaria Covid-19 ci sia piombata addosso in modo imprevisto e imprevedibile? O siamo stati noi, proprio come gli gnomi del racconto, a non guardare i segnali che avevamo davanti agli occhi? A non ascoltare le voci di scienziati ed esperti che da tempo ci mettevano in guardia dalla pericolosità dei cambiamenti climatici e ambientali che il nostro stile di vita irresponsabile stava generando?

 

Bill Gates lo aveva previsto già nel 2015…

Bill Gates già nel 2015 ci metteva in guardia dicendo che la minaccia più grande per l’umanità non era la guerra nucleare, bensì una pandemia. Suggeriva anche di iniziare a mettere in pratica ogni buona idea, dalla pianificazione degli scenari, alla ricerca sui vaccini, alla formazione degli operatori sanitari (Ted Video Bill Gates). Appena due mesi fa, a gennaio, al World Economic Forum di Davos, i grandi della terra hanno ascoltato l’allarme che arrivava dal Global Risks Report, un documento che metteva nero su bianco la percezione dei rischi da parte di 750 esperti ed autorità globali, facendo una scala in base alla probabilità che questi rischi si verifichino.

 

La nostra sfida è nel raccogliere il buono…

Ad un occhio attento, tuttavia, non sarà sfuggito che gli eventi di questi giorni, pur nella loro drammaticità, ci hanno fatto riscoprire valori positivi come la solidarietà tra le persone e la responsabilità, anche sociale, delle imprese. La nostra sfida, alla fine della “tempesta”, sarà quella di raccogliere tutto il buono che è emerso (capacità di riconvertire impianti, politiche di sostegno alle imprese e alle famiglie, solidarietà verso le fasce più deboli, ecc.) e utilizzarlo per ricostruire una società e un tessuto economico più attento e consapevole, in grado di prevedere ed evitare simili disastri.

About Lidia Barberis

Lidia Barberis | Unione Industriale Torino - Executive e team Coach e analista Ufficio Studi Economici. Dopo una prima esperienza come giornalista, dal 2002 mi occupo di indagini statistiche, ricerca economica e redazione di alcune pubblicazioni periodiche come Insight, Piemonte Impresa e Dimensione Lavoro. Sono formatrice per Skillab e partecipo al progetto europeo Early Warning Europe in ambito coaching e formazione. Pratico ogni tipo di sport e volgo attività di soccorritore presso la Croce Verde Torino.

Rispondi