Previsioni 2020 per il Piemonte

previsioni, piemonte, industria, confindustria

Dopo un 2019 di sostanziale stagnazione le previsioni per l’anno appena iniziato sono molto incerte. Il 2020 si preannuncia complesso. I motivi di instabilità e preoccupazione non mancano, ma sarebbe sbagliato essere acriticamente pessimisti. Per il Piemonte alle variabili globali si intrecciano incognite e opportunità specifiche, non meno importanti. Più che in altre fasi storiche, ci stiamo avvicinando a un bivio tra diverse opzioni di sviluppo.

Previsioni  incerte per lo scenario globale

Le previsioni di consenso si aspettano una crescita mondiale ancora poco brillante, in linea o di poco superiore a quella di quest’anno. Discorso più o meno analogo vale per l’Europa. Resteranno deboli gli investimenti, frenati da un clima di fiducia ancora molto prudente e incerto.

Timori di guerre commerciali

Il protezionismo resta al centro dell’attenzione e preoccupa anche le nostre imprese. Abbiamo appena condotto un sondaggio su un ampio numero di associate al sistema confindustriale regionale. Le risposte delle oltre 900 aziende rispondenti sono state chiare. La possibile escalation dei conflitti preoccupa, sia per le ricadute sulla propria impresa che per gli effetti più complessivi sulla crescita e sul mercato. D’altra parte, è confortante che secondo le imprese la risposta ai dazi non debba essere quella di alzare barriere ritorsive ma piuttosto di intensificare l’azione politica e diplomatica verso i paesi protezionisti, stipulare accordi di libero scambio con altri paesi (Cina, Canada, Mercosur ecc.) e rafforzare le istituzioni multilaterali come il Wto.

Più chiarezza su Brexit

Parlando di previsioni e incertezze, non si può non citare Brexit. La netta vittoria di Boris Johnson ha se non altro fatto chiarezza sui percorsi praticabili. Ma il processo di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea sarà lungo e complesso. Le previsioni dicono che ci vorranno anni, non mesi, per definire le nuove regole del gioco sul piano degli scambi commerciali, della finanza, dei movimenti delle persone.  Le soluzioni possibili sono molteplici ed è impossibile, anzi assurdo, fare oggi un calcolo dei costi (eventuali) per la nostra industria.

La Gran Bretagna mercato importante per le nostre imprese

La Gran Bretagna per i nostri esportatori è un mercato da 2,5 miliardi di euro (il 5% circa dell’export totale); sul mercato inglese vendiamo soprattutto prodotti alimentari (in particolare vini, caffè e cioccolato), prodotti tessili e di abbigliamento, macchinari, auto e componenti.

Domanda interna in stallo 

A fronte di uno scenario globale forse ancora debole fragile, ma comunque espansivo, le previsioni indicano che nel 2020 dalla domanda interna potrà venire un supporto debole. Gli investimenti in macchinari dovrebbero accelerare lievemente il prossimo anno, così come i consumi delle famiglie; la crescita del Pil dovrebbe salire nuovamente al di sopra del mezzo punto percentuale.

Previsioni caute per la produzione industriale

Secondo le previsioni, nel 2020 la produzione industriale dovrebbe tornare a crescere, sia pure di poco. Ma si tratta di un risultato, per quanto modesto, molto legato alla dinamica di variabili internazionali. Determinante dovrebbe risultare il miglioramento del clima di fiducia. Per quanto riguarda gli investimenti in macchinari, meno ottimista è Ucimu, l’associazione di produttori, che si attende anche per il 2020 una flessione consistente della produzione (-8,4%) per effetto della caduta sia degli ordini interni che della domanda estera.

L’automotive al centro del cambiamento

L’evoluzione del settore automotive resta ovviamente cruciale per la nostra regione. Un settore che   si trova al centro di un processo di cambiamento che definire epocale non è esagerato. Fattori tecnologici e anche culturali (nuove alimentazioni, nuova domanda di mobilità, nuovi modelli di consumo, guida autonoma, nuove normative ambientali)  si intrecciano a dinamiche di mercato (sovrapproduzione, spostamento del baricentro della domanda). Anche le spinte verso la “deglobalizzazione” e il ripensamento delle catene del valore trovano nel settore automotive uno dei più fertili terreni di sperimentazione.

Una accelerazione senza precedenti

In questi mesi, l’accelerazione delle tecnologiche e di mercato del settore è stato senza precedenti. L’ammontare di nuovi investimenti avviati o previsti è eccezionale. La sola Volkswagen ha in previsione programmi di investimento sull’auto elettrica e ibrida per 30 miliardi di euro nei prossimi 5 anni.

L’accordo FCA-PSA

L’accordo di fusione tra FCA e PSA presentato il 18 dicembre va in questa direzione. L’obiettivo è creare un grande gruppo (il quarto nel mondo per volumi di produzione e il terzo per fatturato) che sia all’altezza delle sfide. Anche per il nostro territorio si apre un nuovo ciclo.

Aspettative  positive dalla fusione

A metà novembre, nei giorni immediatamente successivi all’annuncio dell’accordo, abbiamo condotto un sondaggio tra i nostri associati per coglierne la primissima reazione, a caldo. Il 60% delle imprese riteneva positive le possibili ricadute per la propria impresa, contro il 27% che erano di opinione opposta; in particolare, le aree di sicuro vantaggio erano ritenute la tecnologia, il mercato, i prodotti e anche gli investimenti. Più incerte le previsioni relative a occupazione e capacità produttiva.

Una fase di transizione dai contorni  incerti

Nei prossimi 12-15 mesi FCA e PSA definiranno i dettagli della futura integrazione produttiva e commerciale. Le previsioni parlano di  3,7 miliardi di sinergie e risparmi di costo, derivanti per il 40% dalla ottimizzazione delle piattaforme, dei motori e in generale delle tecnologie; un ulteriore 40% dovrebbe derivare dalle economie di scala sugli acquisti. Anche se si esclude la chiusura di impianti esistenti, è inutile nascondersi che per il nostro territorio potrebbe esservi un costo da pagare in termini di capacità produttiva. A fronte, tuttavia, di un rafforzamento tecnologico e strategico e di un orizzonte temporale più lungo e più certo.

L’avvio della produzione della nuova 500 elettrica

Nel frattempo, partirà nei prossimi mesi la produzione della nuova 500 elettrica nello stabilimento di Mirafiori.  La prima auto dovrebbe essere sul mercato a luglio. La capacità produttiva della nuova linea sarà in previsione di 80.000 unità all’anno. Inizialmente alla realizzazione della Fiat 500 BEV (Battery Electric Vehicle) saranno dedicate circa 1.200 persone, con un investimento complessivo di 700 milioni di euro. Le ricadute per la filiera saranno senza dubbio importanti. D’altra parte è evidente l’auto elettrica richiede tecnologie solo in minima parte sovrapponibili a quelle di un’auto tradizionale.

Torino area di trasformazione complessa

Si apre per la nostra area un periodo di transizione che si prospetta lungo e complesso. Il riconoscimento da parte del Governo di Torino quale “area di crisi complessa” (meglio sarebbe parlare di “area di trasformazione complessa”) può essere condizione importante per agevolare progetti di investimento e innovazione.

Importanti progetti strategici 

In questo senso, nelle nostre previsioni  il 2020 dovrebbe essere un anno importante per l’avvio o la accelerazione di alcuni progetti strategici per la nostra area. Progetti che dovrebbero imprimere un forte impulso allo sviluppo del territorio attraverso un rafforzamento della competitività, della dotazione infrastrutturale, della capacità di attrazione di investimenti.

CIM 4.0 sulla pista di decollo

Il prossimo sarà l’anno del decollo di CIM 4.0 (Competence Industry Manufacturing), un progetto di innovazione e trasferimento tecnologico in cui crediamo fortemente e che abbiamo sostenuto fin dall’inizio. CIM 4.0 è un consorzio costituito nel 2019 da Politecnico, Università di Torino e 23 aziende private: quasi tutte legate alla nostra associazione. CIM 4.0 è polo di riferimento a livello nazionale sulle tecnologie dell’industria 4.0 con focus, in particolare, sulle tecnologie per la manifattura additiva e per la digitalizzazione dei processi produttivi.

Additive manufacturing e digital factory  

Nel marzo 2020, nelle previsioni sarà avviata la prima linea pilota dedicata alla Digital Factory; ad aprile, saranno completate tre linee pilota sull’Additive Manufacturing Metallico che saranno messe a disposizione delle aziende. Parallelamente, saranno avviati  anche gli altri due assi di attività di CIM. Anzi tutto la formazione, attraverso il Learning Hub (percorsi di specializzazione tecnologica) e  Impresa 4.0 Academy (la scuola manageriale  e tecnica sulla trasformazione digitale). In ultimo, sarà lanciato un secondo bando per la Ricerca Applicata rivolto alle imprese.

Il Manufacturing Technology centre

CIM4.0 rappresenta il nucleo costitutivo di un più ampio progetto di cui siamo stati promotori. Si tratta del Manufacturing Technology Centre (MTC), che secondo le previsioni attorno al Competence Centre dovrà ospitare centri di formazione e di ricerca, istituti professionali, aree produttive e laboratori a disposizione delle imprese. Le aree prescelte sono quelle di Mirafiori (area TNE) e di corso Marche, rivolte rispettivamente alle tecnologie e competenze dell’automotive e dell’aerospazio.  Nelle previsioni per MTC il 2020 dovrebbe essere l’anno zero, in cui verranno concordate  mission, governance, risorse e verrà definita una roadmap per l’avvio dei progetti.

Città della Salute

Analoghe considerazioni valgono per la Città della Salute di Torino: non solo un “grande ospedale” ma un polo avanzato di ricerca medica e sperimentazione di nuove tecnologie, dal quale molti settori manifatturieri e dei servizi avanzati potranno trarre stimoli e opportunità di business. Anche per la Città della Salute, le previsioni indicano che nel 2020  dovrebbero definirsi assetto e mission del polo.

Grandi progetti infrastrutturali

Anche per i grandi progetti infrastrutturali che interessano più da vicino il nostro territorio nelle nostre previsioni il 2020 sarà un anno importante.  Contro ogni previsione pessimistica, nel 2019 la Tav ha finalmente superato le residue opposizioni politiche che hanno seriamente rischiato di comprometterne la realizzazione. Il nostro contributo è stato determinante nell’aggregare e organizzare gli interessi della società civile, delle forze produttive e del sistema  confindustriale, a ogni livello.

Tav oltre il punto di non ritorno

Per la Tav, il 2020 segna il superamento del “punto di non ritorno”. Non ci saranno più passaggi autorizzativi che possano mettere in discussione l’opera. Le previsioni affermano che entro fine anno saranno assegnati tutti i bandi per la realizzazione dei lavori.  A oggi, è già stato appaltato oltre il 20% delle opere previste e  sono state avviate le procedure dell’affidamento lavori per tutto il tunnel di base. Sono 4 i cantieri aperti con 7 frese al lavoro in simultanea, per un totale di circa un migliaio di addetti.

2020: il nostro impegno

In sintesi, secondo le nostre previsioni il 2020 sarà un anno particolarmente importante. Sullo sfondo di uno scenario globale ancora problematico e non privo di rischi,  progetti importanti per il Piemonte e per Torino arriveranno a maturazione o saranno avviati. Riguarderanno  auto elettrica, industria medicale, tecnologie 4.0, aerospazio, infrastrutture.  I terreni sui quali la nostra area punta per un rilancio  e sui quali da sempre l’Unione Industriale è in prima fila per orientare e sostenere il cambiamento. Chi teorizza una Torino e un Piemonte fermi o in ripiegamento è più che mai fuori strada. L’augurio è che le previsioni siano realizzate e alla fine del prossimo anno si possa chiudere un bilancio positivo delle cose fatte.

About Luca Pignatelli

Luca Pignatelli | Da quasi trent'anni mi occupo di ricerca economica presso l'ufficio studi dell'unione industriale di torino. in particolare mi sono occupato di indagini statistiche, macroeconomia, economia industriale, speech writing; da alcuni anni coordino la redazione di pubblicazioni economiche per le imprese associate. I miei studi universitari e la mia esperienza di lavoro in Africa con UNDP mi hanno orientato verso le tematiche economiche e geopolitiche internazionali.

Rispondi