
Il consolidamento dei rapporti economici tra Roma e New Delhi delinea un quadro di opportunità fondato su accordi bilaterali e incentivi agli investimenti. Per l’industria italiana, l’India rappresenta oggi un mercato stabile e un partner tecnologico fondamentale, rendendo le relazioni Italia-India il pilastro di una nuova strategia di crescita internazionale.
L’India è sempre più al centro dell’agenda di internazionalizzazione italiana, come mostra il dialogo economico dell’ultimo anno tra i due paesi, divenuto via via più intenso.
Il Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, rientra in Italia l’11 dicembre dopo una missione dedicata al rafforzamento delle relazioni Italia-india e del dialogo economico, il terzo incontro del 2025 tra Roma e New Delhi. A questo si aggiungono due appuntamenti già conclusi con successo: il Forum Imprenditoriale Scientifico e Tecnologico di New Delhi in aprile e il Forum Economico Italia-India di Brescia a giugno. Il Paese si pone come alternativa strategica al modello cinese (il cosiddetto “China +1”), risultando la democrazia più popolosa al mondo e la prima per crescita economica tra i G20. In un panorama globale caratterizzato da una profonda riorganizzazione delle supply chain, questo rinnovato focus è il risultato di una volontà nazionale esplicita nel Piano d’Azione Strategico Congiunto 2025-2029, firmato nel 2024, che mira ad approfondire le relazioni economiche e promuovere investimenti reciproci.
La resilienza economica e la nuova stabilità asiatica
La più grande economia del Sud asiatico presenta un quadro di stabilità notevole, distinguendosi da gran parte del suo vicinato. La crescita è rimasta stabile nell’ultimo decennio con una media del 6,5% annuo, nonostante la recessione globale del 2020, rendendola attualmente la quinta economia mondiale. Risulta positivo anche l’outlook del Fondo Monetario Internazionale, con proiezioni che vedono il Paese superare il Giappone nel 2025 e la Germania nel 2027. Questo posiziona il paese nel podio tra le economie mondiali, subito dopo Stati Uniti e Cina.
A questa resilienza contribuiscono alcuni fattori strutturali come la digitalizzazione, il progresso nei servizi ed un contesto finanziario favorevole. L’export di servizi (in gran parte IT outsourcing) ormai pesa per il 15% del PIL indiano, riducendo anche la dipendenza dai flussi di capitale estero. Inoltre, a fine 2025, la Reserve Bank of India ha tagliato il tasso di interesse di riferimento al 5,25%. Ha descritto l’attuale combinazione tra inflazione ai minimi storici con 0,25% e crescita robusta all’8% come un “raro periodo di Riccioli d’oro”: tassi bassi, inflazione moderata e crescita sostenuta, favorendo gli investimenti e la stabilità nelle relazioni Italia-India.
Il paese è anche strategicamente guidato da una visione di lungo periodo, come l’iniziativa del governo India Developed Nation by 2047, centenario della sua indipendenza. Ciò riflette un impegno politico e una direzione economica chiara, come l’obiettivo del PIL a 10 000 Mld USD entro il 2047 dichiarato dal ministro Modi.
Incentivi per la produzione e mega-progetti infrastrutturali
L’impegno del governo indiano a trasformare il paese nell’“hub della manifattura globale”, attraverso l’iniziativa Make in India, è evidente. Questi progetti intendono attrarre investimenti nel settore manifatturiero, con un’attenzione alle produzioni a più alto valore aggiunto. Ne è un esempio il programma Production Linked Incentives, che garantisce incentivi per la produzione locale in settori ad alta tecnologia, tra cui l’elettronica, la farmaceutica e le biotecnologie. Per le aziende italiane, il PLI rappresenta un’opportunità tangibile per delocalizzare parte della produzione ad alta intensità tecnologica in un ambiente stabile. L’India sta investendo massicciamente nelle infrastrutture, con circa 130 Mld USD nel 2025: nei prossimi 5 anni è in programma la costruzione di 234 porti, 50 aeroporti e centinaia di chilometri di autostrade e ferrovia.
Questa domanda infrastrutturale apre un mercato di grande dimensione per l’industria italiana, perché riguarda proprio i settori in cui l’Italia è già tra i principali fornitori. I macchinari e gli apparecchi nel 2024 hanno rappresentato il primo settore dell’export italiano verso il paese, con una quota del 40,2% sul totale. Seguono, con valori simili tra loro, i prodotti chimici, le apparecchiature elettroniche e i metalli di base. Di conseguenza, nel contesto delle relazioni Italia-India risultano direttamente coinvolti e trovano spazio di crescita anche settori come la componentistica, la metallurgia, i trasporti e l’ingegneria.

Geopolitica e opportunità per il manifatturiero italiano
Nel panorama internazionale l’India sta attualmente perseguendo una strategia di “multi-allineamento”, permettendole di mantenere legami con Russia e Cina e coltivare partnership con l’Occidente. Questa posizione rende il paese un partner strategico per l’Europa, in un’epoca di crescenti frizioni tra blocchi.
Per le aziende italiane risultano già attivi diversi strumenti di cooperazione. Il Piano d’Azione congiunto Italia-India 2025-2029 rappresenta una chiara roadmap di cooperazione industriale ed economica. Enti come la SACE, che supporta iniziative per oltre 2 Mld €, e SIMEST, che aprirà una sede in loco con linee di finanza agevolata, offrono supporto all’espansione. A questi si affianca Cassa Depositi e Prestiti, che ha concluso la sua prima operazione di M&A in India con un investimento di 114 Mln € nell’automotive. Infine, la potenziale conclusione dell’Accordo di Libero Scambio tra UE e India nel 2026 potrebbe ridurre i dazi e armonizzare le normative.
Navigare le sfide
Immense opportunità ed immense complessità. L’approccio al mercato indiano potrebbe richiedere molta consapevolezza delle sfide: una nazione non sempre di facile lettura ed interpretazione sul piano degli affari ed un mercato altamente competitivo, che ha come partner principale il gigante dell’export, la Cina, specialmente in macchinari ed elettronica. Un approccio di medio-lungo periodo e costruzione di rapporti di fiducia con partner locali saranno necessari per assicurarsi una posizione favorevole. Le aziende italiane non devono competere sul costo, ma sulla qualità, affidabilità e tecnologia avanzata, sfruttando i loro vantaggi competitivi.
Periodo chiave per la diversificazione e lo sviluppo di vantaggi competitivi
Come abbiamo visto l’India sta vivendo una fase di profonda trasformazione, e le sue dinamiche demografiche favorevoli e l’impressionante traiettoria di crescita le permetteranno di raggiungere una posizione considerevolmente favorevole. Per l’industria italiana, questa transizione non rappresenta solo un’opportunità commerciale, ma un importante possibilità di diversificazione strategica. Lo stato ha risposto con chiarezza attraverso piani a lungo termine e strumenti finanziari mirati, creando un quadro istituzionale solido per sostenere l’espansione. L’India può offrire la soluzione China +1 come polo di stabilità e hub di produzione, con forti incentivi all’industrializzazione di valore. La complessità burocratica e la competizione asiatica, tuttavia, richiederanno un approccio informato, paziente e supportato da una rete di partenariato affidabile. L’India è il mercato in cui le aziende italiane possono dimostrare grande lungimiranza. Investire e co-produrre, consolidando le relazioni Italia-India, potrà essere una scelta importante per garantire resilienza e vantaggio competitivo nel lungo termine.
Questo post è stato redatto da Giacomo Pizzo, studente laureando del corso di laurea magistrale in Scienze Internazionali – China and Global Studies – presso l’Università di Torino, nell’ambito di uno stage presso il Centro Studi dell’Unione Industriali Torino. Ecco come si presenta:
Sono Giacomo Pizzo, laureando magistrale nel programma di doppio titolo in Scienze Internazionali presso l’Università di Torino e in China Studies presso la Zhejiang University in Cina. Dopo diverse esperienze lavorative maturate durante la triennale per esplorare vari settori, ho scelto di specializzarmi sull’Asia con un focus su commercio, economia globale e politica internazionale. Il mio lavoro presso l’Unione Industriali di Torino mi ha permesso di supportare le imprese del territorio, supportandone il rapporto con l’estero e assistendo nella pubblicazione di report e analisi per l’internazionalizzazione.



