Il rapporto Cerved PMI Piemonte 2020 presenta una fotografia aggiornata e approfondita dello stato di salute economico-finanziaria delle oltre 11.000 PMI piemontesi, definite come imprese con un numero di addetti compreso tra 50 e 250 e un fatturato compreso tra 10 e 50 milioni di euro. Un universo che nel 2018 rappresenta un fatturato complessivo di 72 miliardi di euro, un valore aggiunto di 17 miliardi (il 12% del Pil regionale) e una occupazione di 305.000 addetti. Il rapporto elaborato da Cerved e Unione Industriale è basato sui bilanci di esercizio 2018 e sui dati più recenti raccolti da Cerved relativi a demografia d’impresa (nuove imprese, fallimenti, procedure concorsuali, liquidazioni), tempi e ritardi di pagamento, profilo di rischio, ingresso in sofferenza.
2018: rallenta la crescita di fatturato e valore aggiunto delle PMI piemontesi
Nel 2018 (ultimo anno disponibile per i dati di bilancio) la crescita delle PMI piemontesi si è mantenuta su livelli elevati ma ha segnato un rallentamento rispetto al 2017: un anno che, da molti punti di vista, può essere definito eccezionale lungo il trend di recupero iniziato dopo la crisi 2007-2008. La crescita del fatturato è scesa dal +5,3% del 2017 al +3,3% del 2018; quella del valore aggiunto ha decelerato dal +4,5% al +3,2%.
Un quadro macro di complessivo rallentamento
La decelerazione registrata dai dati economico-finanziari non deve stupire alla luce del sensibile peggioramento del quadro economico, nazionale quanto regionale. Tra il 2017 e il 2018, la crescita del Pil piemontese è scesa dall’1,2% allo 0,6%; quella delle esportazioni (variabile cruciale per le nostre PMI) dal +7,8% al -0,1% (in valore) La produzione manifatturiera ha rallentato sensibilmente (dal +3,5% del 2017 al +1,0%).
Non decelera la crescita del costo del lavoro
Non rallenta invece la crescita del costo del lavoro (+5,1%, dopo il +5,4% del 2017). Sale al 69,3% il costo del lavoro per unità di prodotto (Clup), come risultato di un incremento del costo del lavoro superiore a quello del valore aggiunto. Un aumento di oltre un punto rispetto al 2017.
Si arresta il miglioramento della redditività
A risentire delle più difficili condizioni di mercato è soprattutto la redditività lorda (MOL). Dopo cinque anni, nel 2018 si interrompe il trend di miglioramento del MOL delle PMI piemontesi: l’indicatore è di circa 15 punti percentuali al di sotto del livello pre-crisi.
Peggiora anche la redditività del capitale proprio investito nelle aziende piemontesi (ROE ante imposte e gestione straordinaria), che scende all’11,1%, dal 12,1% dello scorso anno: una inversione di tendenza dopo cinque anni. Il ROE si allontana ulteriormente dal valore precedente la crisi (14,5%).
Non si arresta invece il consolidamento il rapporto utili/fatturato delle imprese piemontesi, che sale al 5,0% dal 4,9% dello scorso anno, riallineandosi al livello 2007.
Si rafforza la struttura finanziaria e patrimoniale delle PMI piemontesi
Nonostante l’andamento poco brillante degli indicatori economici, nel 2018 una più robusta patrimonializzazione e una minore incidenza degli oneri finanziari, favorita dalla riduzione del costo del debito, hanno complessivamente rafforzato la struttura finanziaria e patrimoniale delle PMI piemontesi.
Rimane stabile la crescita dei debiti finanziari delle PMI piemontesi (+2,0%), in linea con la variazione media del biennio precedente. A spiegare il dato contribuisce l’aumento degli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, stimolati dagli incentivi fiscali previsti dal piano Industria 4.0. Nel periodo 2007-2018 i debiti finanziari delle PMI piemontesi sono aumentati del 15,4%:
Aumenta il capitale netto
Accelera l’aumento del capitale netto. La crescita sale al 7,0% rispetto al +4,4% medio dei tre anni precedenti. Tra il 2007 e il 2018 le PMI piemontesi hanno aumentato la propria capitalizzazione del 65%.
La maggiore velocità di crescita del capitale netto rispetto ai debiti finanziari ha determinato una ulteriore riduzione del rapporto tra debiti finanziari e capitale netto (dal 62,3% al 60%), prolungando il trend positivo in atto dal 2007, quando il rapporto superava ampiamente il 100%.
Il calo della leva finanziaria delle PMI piemontesi
In dieci anni in Piemonte la leva finanziaria è diminuita di oltre 50 percentuali, in conseguenza non solo della crescita sostenuta del capitale netto e di quella più contenuta dei debiti finanziari, ma anche dell’uscita dal mercato di società fragili, con indici di leverage più elevati.
Scendono il costo del debito e il peso degli oneri finanziari
Non si interrompe nel 2018 la graduale riduzione del costo medio del debito delle Pmi piemontesi, favorito dalla politica espansiva della BCE. Tra il 2007 e il 2018 il rapporto tra oneri finanziari e debiti finanziari è calato di poco meno di 4 punti (dal 6,6% al 3,1%). I bassi tassi di interesse hanno permesso alle PMI di ridurre l’incidenza degli oneri finanziari rispetto ai margini. Dopo essere salito al di sopra del 20-25% tra il 2008 e il 2012, l’indicatore è sceso in Piemonte al 10% nel 2017 mantenendosi su questo valore anche nel 2018.
Nel 2018 il numero di PMI piemontesi è ancora in aumento
Positivo nel 2018 il trend della demografia d’impresa. Per effetto dei flussi in entrata, in uscita e dei passaggi dimensionali (dal segmento micro verso PMI e viceversa), nel 2018 il numero di PMI piemontesi è aumentato del 2,9% rispetto all’anno precedente, consolidando il recupero iniziato nel 2015. Rispetto al 2007, la base di PMI sì è ampliata di circa 650 unità.
2019: un anno di crescita zero
Il 2019 è stato per il Piemonte, come per il resto del Paese, un anno di sostanziale stagnazione. La crescita del Pil regionale ha segnato una ulteriore frenata rispetto al già deludente risultato del 2018 (+0,2%); ferma la produzione industriale (-0,5% tra gennaio e settembre). In stallo le esportazioni (-2,9% nei primi nove mesi), motore fondamentale della ripresa. Restano deboli gli investimenti (+2,4%). Stagnante dell’occupazione (-0,1%).
I primi indicatori non sono incoraggianti
Questa performance non potrà non riflettersi sui conti aziendali e sulla demografia d’impresa. Sulla base dei dati disponibili, il 2019 dovrebbe far registrare una inversione di tendenza in alcuni indicatori.
Il numero di PMI dovrebbe ridursi per la prima volta dal 2012 per effetto di un calo piuttosto sensibile delle nuove nascite (-3,1% rispetto al 2018, sulla base delle dinamiche del primo semestre). Si registra un incremento a due cifre delle uscite dal mercato per fallimenti, anche se i valori assoluti restano molto bassi e lontani dai livelli toccati negli anni di crisi. Un altro segnale di sofferenza, seppure ancora molto debole, è dato dal lieve aumento (2 giorni) dei tempi di pagamento; la quota di imprese in “grave ritardo” rimane comunque a livelli fisiologici.
La resilienza delle PMI piemontesi
In questi anni il rafforzamento patrimoniale e finanziario ha reso il sistema delle PMI piemontese più robusto, certamente in grado di reggere meglio una fase di decelerazione del mercato quale quella che abbiamo di fronte, per un periodo difficilmente prevedibile ma certamente non breve.
Un profilo di rischio più solido per le PMI piemontesi
Il Cerved Group Score (CGS), uno score predittivo che combina la componente di bilancio e sistemica con una comportamentale, rileva tra dicembre 2018 e dicembre 2019 un ulteriore, significativo miglioramento del profilo di rischio delle PMI piemontesi, rafforzando i segnali positivi registrati lo scorso anno. Aumenta di quattro punti la quota di imprese “sicure” (dal 39,7% al 44%); diminuisce di due punti quella di imprese “vulnerabili” (dal 17% al 15%); rimane quasi invariata la presenza di PMI “a rischio”, scesa negli ultimi anni a livelli che possiamo definire fisiologici. Tra il 2018 e il 2019, il 31,2% delle PMI piemontesi ha riscontrato un upgrade del proprio CGS, contro il 21,7% di downgrade.
Prosegue la riduzione dei tassi di ingresso in sofferenza
Prosegue nel 2019 il trend di riduzione dei tassi di ingresso in sofferenza per le PMI piemontesi (1,9%). Secondo le proiezioni Cerved, nel biennio 2020-2021 i tassi di ingresso in sofferenza dovrebbero diminuire di un decimo di punto all’anno, riportandosi molto vicino ai livelli pre-crisi.