Tra la seconda metà dell‘800 e i primi del ‘900 Torino è capitale della moda italiana. Nel corso del XX secolo l’arte sartoriale diventa industria e fa concorrenza, per fatturato, all’auto. Poi la migrazione su Milano. Ma la vocazione di Torino alla moda è viva e vegeta. Molte le iniziative e le testimonianze; e si sogna anche un museo della moda
Quando ero piccolo non immaginavo che i chiodini di plastica con cui giocavo, i quintali di pennarelli che consumavo disegnando e gli zainetti che usavo a scuola – vero e proprio status symbol – nascessero a un tiro di schioppo da casa mia. Roba che non passerà mai di moda!
E mi ricordo ancora bene il volto simpatico di Nino Manfredi in un noto spot pubblicitario televisivo di qualche decennio fa. Lui che sciorina un gioco di parole mentre sta per bere un caffè: “…Più lo mandi giù e più ti tira su…”. Ma come avrei potuto associare la calata del Centro Italia con Torino?
Con le automobili era più facile: “Papà per cosa sta quella T?”…
La piccola Parigi
Nell’immaginario collettivo, Torino e il Piemonte sono spesso identificati col rigore sabaudo, con l’industria meccanica, con la produzione di massa di automobili. “Voi metalmeccanici!”, mi sento spesso dire in giro per l’Italia. E vi assicuro che non si tratta di complimenti.
Come sappiamo qui c’è molto altro! E ai tempi in cui era capitale d’Italia Torino era anche il motore propulsore in tutti i settori dell’economia, moda compresa.
Era la piccola Parigi e non solo per le piazze, i caffè e le illuminazioni. Nel XIX secolo, infatti, gli Atelier Reali producevano i tessuti in cotone e seta per gli abiti dei Savoia e delle altre famiglie più ricche e importanti della città. Gli abilissimi sarti torinesi, poi, confezionavano gli abiti ispirati dalle influenze della moda parigina
Quassù nacque la Moda italiana
Un curioso episodio racconta la nascita della moda italiana a Torino. Il 31 marzo 1911, per la prima volta, una donna italiana indossò un paio di pantaloni e si avventurò sotto i portici di Piazza Carlo Felice. Fu tale lo scalpore che la poveretta dovette rifugiarsi per diverse ore in un negozio per sfuggire allo scherno dei passanti.
La novità non fu particolarmente apprezzata. Forse era troppo poco vestita. E pensare che oggi ci si stupisce, quando non ci si scandalizza, se le donne si vestono troppo…
Everett Rogers avrebbe teorizzato il fenomeno circa mezzo secolo dopo. Le innovazioni faticano a prendere piede, però poi la curva sale
Sulle spalle dei giganti
Le qualità imprenditoriali e organizzative nostrane furono consacrate all’esposizione internazionale che si tenne a Torino proprio nel 1911. E un intero padiglione fu dedicato alla moda, segno che le altissime competenze unite alla tradizione avevano lasciato il segno.
Seguirono decenni di grande vivacità. Nel 1935, nacque l’Ente Nazionale della Moda. Si tratta di un tentativo ante litteram, forse un po’ naif, di sostenere il Made in Italy: sono gli anni della terza via e dell’autarchia italiana. Ma è indicativo che la sede dell’Ente fosse a Torino. Nel 1950, sempre nel capoluogo piemontese, nacque il Salone del Mercato Internazionale dell’Abbigliamento (SAMIA): ospitò le primissime sfilate e fu per quasi trent’anni prototipo delle varie settimane della moda. Icona industriale della moda torinese fu il Gruppo Finanziario Tessile (GFT). Nella seconda metà del XX secolo il GFT divenne un colosso al punto da superare per fatturato una nota azienda locale produttrice di automobili.
Ciò fu reso possibile dalla capacità di innovazione del prodotto e del processo, con tecniche industriali che consentirono la produzione di massa di capi sartoriali.
I successi commerciali del GFT portarono in dote alleanze con il Gotha dello stile: Armani, Ungaro, Valentino.
La crisi dei consumi di metà anni ’70 cambiò tutto: il fenomeno industriale della moda torinese si ridimensionò notevolmente e le passerelle delle sfilate iniziarono la migrazione verso Milano
E la Moda continua…
Il tessuto imprenditoriale della moda non è tuttavia sparito: il patrimonio di competenze tecniche, organizzative e creative rivive, oggi più che mai, in diverse piccole e medie aziende; e le grandi firme insegnano che all’abbigliamento vanno affiancati gli accessori: sul territorio non mancano famosi produttori di gioielli, di occhiali, di calzature. E vogliamo parlare del design?!
Nella nostra Unione Industriale Torino, il gruppo della Moda e Abbigliamento, di per sé già frizzante e innovativo, si prepara ad accogliere anche gli Accessori… Ma questa storia ve la racconto un’altra volta!
Vi dirò di più. Nella Moda Made in Torino ci si crede così tanto al punto da quotarsi in borsa: occorrono risorse importanti per competere con il resto del mondo
Mancano gli ingegneri, non il lavoro…
Oggi, purtroppo, anche le Aziende del fashion si devono confrontare con la carenza di personale specializzato.
Il tessuto imprenditoriale si è asciugato tantissimo e le professionalità classiche del settore, come la modellista e la cucitrice, scarseggiano. Come pure scarseggiano le professionalità legate alle tecnologie più moderne, come il CAD. E mancano gli ingegneri tessili. Ahimè, scuole e università, data la penuria di risorse, fanno scelte non sempre in linea con le esigenze di tutti. E così la preparazione tecnica è al palo e la disoccupazione giovanile è ai massimi livelli. Eppure il lavoro non mancherebbe…
E allora cosa stanno facendo le aziende? Realizzano una sorta di scuola in casa per inserire i giovani nella filiera della moda
La simbiosi tra Scuola & Impresa
Vale la pena ricordare che la Scuola può e deve interfacciarsi con le Imprese: i progetti di Alternanza Scuola-Lavoro (ASL) sono una risorsa importante. Una simbiosi perfetta che consente ai giovani di entrare presto in contatto col mondo del lavoro, di orientarli, di farli appassionare ed entusiasmare; allo stesso tempo le aziende hanno la possibilità di conoscere e di attrarre potenziali nuove risorse, di fare cultura d’impresa.
A metà degli anni ’50 del XX secolo venne fondato a Torino l’Istituto Statale d’Arte, ora Liceo Passoni.
Tra il 1955 e il 1975 l’Istituto, grazie alla sapiente guida dell’artista, scenografo e costumista Italo Cremona, diplomò una serie notevole di studenti che avrebbero legato il loro nome alla moda: si pensi a Walter Albini, Enrica Massei Sanlorenzo, Popy Moreni e Kiko Bracco. Probabilmente più conosciuti all’estero che non a casa nostra.
Temo che pochi sappiano che il Passoni custodisce un’eccezionale collezione di più di 3.000 pezzi, tra abiti e accessori, che spesso girano l’Italia e il mondo in esposizione. Per lo più si tratta di donazioni di privati che, se di interesse, vengono accolte, catalogate, usate a fini didattici e esibite.
Nelle 2017, presso le Sale Juvarriane dell’Archivio di Stato di Torino, sono stati esposti trenta di questi abiti, risalenti al periodo in cui Cremona era direttore del Passoni: proprio a lui era dedicata la mostra intitolata “Vent’anni di eleganza a Torino”. Si è trattato di una pregevole iniziativa, che ha visto coinvolti gli stessi studenti del Liceo in un progetto ASL.
Ma una rondine non fa primavera: occorre attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, delle istituzioni e di vari enti per salvaguardare questo patrimonio creativo in modo da poterlo custodire nel modo migliore e renderlo più facilmente fruibile a tutti, a cominciare dagli stessi studenti del Passoni. Occorrono molte risorse perché la collezione possa fregiarsi del titolo di “Archivio”, a partire dall’individuazione di una sede più adatta
Ma se si fa trenta, si può fare trentuno e… visti i trascorsi un museo della moda non sarebbe fuori luogo a Torino!
Quali sono le iniziative che legano oggi la moda alla nostra Città?
Sostenibilità, responsabilità sociale d’impresa, circular economy sono all’ordine del giorno anche nel settore del fashion: la filiera della moda è impegnata su questi fronti e desidera comunicare al mondo i propri valori. A testimoniarlo è Dreamers, dedicato alla moda contemporanea indipendente e di ricerca, con un occhio al re-wear contrapposto alla cultura del monouso.
Altro appuntamento, ormai tradizionale per la nostra città, è la Torino Fashion Week, aperta agli stilisti emergenti di tutto il mondo. Particolarmente interessante è la curvatura sul Modest Fashion: la moda compatibile con i precetti religiosi, in questo caso specifico, con quelli islamici. Innovazione e sperimentazione sono alla base anche di Maze, festival dedicato al mondo Streetwear e della Streetculture.
Recupero dei valori, delle tecniche, della manualità e scoperta, anche emozionale, degli stilisti sono alla base di HOAS, Hystory Of A Style, quest’anno ospitata presso la magnifica sede delle OGR.
La Moda è anche sociale …
Il Progetto Fumne (donne in piemontese) è stato promosso presso la Casa Circondariale Lo Russo e Cutugno di Torino: consente alle detenute di imparare un mestiere ed insegnarlo ad altri. Il lavoro restituisce quindi dignità a persone a rischio di esclusione sociale. E Fumne è ormai un vero e proprio brand!
Lo stesso vale per la Sartoria Orlando Furioso, cooperativa che dà opportunità di lavoro alle donne con difficoltà psichiche ed emotive e che ormai organizza puntualmente sfilate Autunno/Inverno e Primavera/Estate.
L’arte progettuale e quella manuale in cui sfociano i capi d’abbigliamento e gli accessori possono essere anche terapeutiche.
Torino: la città dell’eleganza
Un verso di una canzone di Pierfrancesco Poggi recita “quassù nasce la moda”. Ma ovviamente si riferisce a Milano. Presente, appunto…
Non so dove abbia trovato l’ispirazione Luigi Antinucci, Direttore Artistico di Radio Reporter Torino: sorvolando Torino in aereo? O magari affacciandosi dall’alto del famoso Trentasettesimo piano? O semplicemente guardando la città dalla collina. Sta di fatto che, se accendete la radio e vi sintonizzate su 99.9, ogni tanto sentirete una gentile voce femminile che dice: “Dall’alto sembra tutto una danza, Radio Reporter Torino, la Città dell’eleganza”.
Veramente calzante. Vale passato, presente e futuro. L’eleganza è nell’inconscio più profondo della Città, ogni tanto dobbiamo solo richiamarla dall’ombra.
Se siete arrivati sino in fondo e volete saperne di più, scriveteci >> tessili@ui.torino.it