Tra crescita economica e dipendenza straniera: come la ZES di Sihanoukville sta cambiando il destino della Cambogia

La ZES di Sihanoukville è al centro della trasformazione industriale della Cambogia. Tra investimenti cinesi, incentivi fiscali e rischio di dipendenza straniera, questa zona economica speciale rappresenta oggi un banco di prova per la sostenibilità del modello di sviluppo cambogiano e un’occasione di riflessione per le imprese italiane interessate ai mercati ASEAN.

La Zona Economica Speciale (ZES) di Sihanoukville è il principale motore della crescita industriale della Cambogia e un nodo strategico della Belt and Road Initiative. Nata come polo manifatturiero low-cost, la ZES di Sihanoukville si sta trasformando in un distretto tecnologico ad alto valore aggiunto, grazie a investimenti come quello di BYD nel settore dei veicoli elettrici. Tuttavia, la crescente presenza di capitale e infrastrutture cinesi alimenta il rischio di una dipendenza straniera che potrebbe condizionare la sovranità economica del Paese. Per le imprese italiane, resta una porta d’ingresso privilegiata verso l’ASEAN, ma anche un caso emblematico di globalizzazione da osservare con attenzione.

Ma può la ZES di Sihanoukville rappresentare un modello di sviluppo sostenibile o rischia di consolidare una dipendenza cinese? Qual è il vero prezzo della crescita cambogiana? E, soprattutto, quali opportunità concrete si aprono per le imprese italiane che guardano con interesse ai mercati dell’ASEAN?

Nel cuore del Sud-Est asiatico, la Cambogia sta rapidamente emergendo come uno dei poli manifatturieri più dinamici della regione. Al centro di questa trasformazione si trova la ZES di Sihanoukville, infrastruttura strategica che incarna i cambiamenti del sistema produttivo cambogiano e rappresenta una delle leve principali della sua crescita industriale.

Non si tratta solo di un progetto economico: la ZES di Sihanoukville è anche una piattaforma geopolitica, inserita pienamente nella Belt and Road Initiative (BRI), il vasto disegno infrastrutturale e commerciale promosso dalla Cina per rafforzare le connessioni tra Asia, Europa e Africa. In questo quadro,Sihanoukville è diventata un esempio emblematico di “globalizzazione con caratteristiche cinesi”, un laboratorio di opportunità ma anche di sfide, che merita attenzione da parte delle imprese italiane interessate all’ASEAN.

Sihanoukville: un hub produttivo in crescita

Dal 2006 a oggi, la ZES di Sihanoukville si è estesa su oltre 800 ettari, diventando uno dei poli manifatturieri più importanti della Cambogia. Ospita più di 200 aziende provenienti da settori chiave come tessile, pelletteria, elettronica e materiali da costruzione, e impiega oltre 30.000 lavoratori. La Zona Economica Speciale di Sihanoukville beneficia di un’integrazione logistica unica grazie alla vicinanza con il porto in acque profonde di Sihanoukville, che gestisce circa il 70% del traffico containerizzato nazionale.

La connessione diretta tra porto e area industriale, insieme a un sistema doganale efficiente e infrastrutture moderne, consente operazioni rapide e costi contenuti, rafforzando la competitività della ZES di Sihanoukville rispetto ad altri distretti regionali.

A questo ecosistema si aggiungono investimenti giapponesi nelle infrastrutture e una collaborazione crescente con grandi gruppi industriali cinesi. Molti di essi vedono nella ZES di Sihanoukville una piattaforma a basso costo e strategicamente posizionata per produrre e riesportare verso i mercati dell’ASEAN e oltre.

L’effetto BYD: un salto nella manifattura ad alto valore

Nel 2025, la ZES di Sihanoukville ha segnato un salto qualitativo decisivo con l’annuncio dell’investimento di BYD, colosso cinese dei veicoli elettrici e leader mondiale nel settore delle batterie al litio. L’azienda ha avviato la costruzione di uno stabilimento capace di produrre 10.000 auto elettriche all’anno, con un investimento iniziale di 32 milioni di dollari.

L’arrivo di un operatore tecnologico di primo piano come BYD rappresenta una svolta strategica per la ZES e, più in generale, per l’economia cambogiana. Finora, Sihanoukville si era affermata come hub manifatturiero a basso costo, focalizzato su settori tradizionali come tessile, calzature e assemblaggi leggeri. Con l’ingresso di BYD, la ZES inizia invece a sviluppare un profilo industriale più avanzato, orientato a produzioni ad alto valore aggiunto, innovazione tecnologica e trasferimento di know-how.

Non a caso, l’agenzia di stampa cinese Xinhua, organo ufficiale del governo di Pechino e principale fonte di informazione istituzionale del Paese, ha definito la ZES di Sihanoukville “la nuova Shenzhen della Cambogia”, richiamando il celebre modello di sviluppo che negli anni Ottanta trasformò Shenzhen da area rurale a capitale tecnologica della Cina, rendendola un simbolo globale di innovazione industriale.

Perchè investire?

La Cambogia si distingue per un ambiente normativo e fiscale tra i più favorevoli dell’ASEAN, volto ad attrarre investimenti esteri e a sostenere l’industrializzazione del Paese. Il governo consente la piena proprietà straniera delle imprese, accompagnata da incentivi fiscali di rilievo come il Tax Holiday fino a nove anni, l’ammortamento accelerato fino al 40% nel primo anno, un’aliquota societaria ridotta al 20% e esenzioni doganali su macchinari, materie prime e semilavorati. Queste misure, unite a un costo del lavoro tra i più bassi della regione e a una forza lavoro giovane e abbondante, rendono il Paese altamente competitivo per attività manifatturiere e di assemblaggio destinate all’export.

In questo contesto, la Zona Economica Speciale di Sihanoukville rappresenta uno dei principali motori della strategia industriale cambogiana. Situata in posizione strategica lungo la costa e in prossimità dell’unico porto in acque profonde del Paese, la ZES offre infrastrutture moderne e procedure amministrative semplificate grazie ai One-Stop Service Centers, che concentrano in un unico luogo le funzioni di dogane, commercio e lavoro. Questo modello consente di ridurre i tempi per permessi, licenze e sdoganamenti, aumentando l’efficienza e la prevedibilità per gli investitori.

Le imprese italiane, in particolare quelle dei settori meccanico, arredamento, tessile-abbigliamento e componentistica, possono trovare nella ZES di Sihanoukville una piattaforma produttiva ideale per operazioni di re-export verso l’ASEAN, la Cina e l’Unione Europea. Nonostante un recente ridimensionamento dell’accesso duty free dei prodotti cambogiani al mercato europeo, circa l’80% delle esportazioni del Paese beneficia ancora di accesso preferenziale, preservando un vantaggio competitivo significativo. La combinazione di incentivi fiscali, efficienza amministrativa e costi contenuti consolida così la Cambogia come una destinazione strategica per gli investimenti manifatturieri internazionali, anche in ottica di diversificazione delle catene del valore globali.

Un caso studio della Belt and Road Initiative

La ZES di Sihanoukville rappresenta uno dei progetti simbolo della Belt and Road Initiative, lanciata dalla Cina nel 2013 e oggi estesa a oltre 140 Paesi. In Cambogia, gli investimenti cinesi hanno superato i 9 miliardi di dollari, secondo le stime dell’American Enterprise Institute.

Accanto alla ZES di Sihanoukville, nel 2024 è stata inaugurata una nuova area economica di 800 ettari nella stessa provincia, con una prima fase operativa di 206 ettari. Nel complesso, le ZES cambogiane hanno generato esportazioni per 5,4 miliardi di dollari e oltre 200.000 posti di lavoro in un solo anno. Questo sviluppo ha permesso al governo cambogiano di rafforzare la propria strategia di crescita e puntare all’obiettivo di diventare Paese a medio reddito entro il 2030. La ZES di Sihanoukville si conferma così un tassello fondamentale della proiezione economica cinese nel Sud-Est asiatico e un modello di cooperazione pubblico-privato con effetti tangibili sul territorio.

Opportunità o dipendenza?

Il ruolo centrale degli investimenti cinesi nella ZES di Sihanoukville porta con sé una doppia lettura. Da un lato, la zona rappresenta un potente acceleratore di sviluppo industriale e infrastrutturale. Dall’altro, la forte presenza di capitale e know-how proveniente da Pechino solleva interrogativi sul rischio di una dipendenza strutturale. La ristrutturazione della Ream Naval Base, base navale cambogiana  finanziata dalla Cina e inaugurata nel 2023 che permette l’attracco nel porto cambogiano a navi militari cinesi, è un segnale delle implicazioni politiche legate al modello della Zona Economica Speciale di Sihanoukville.

La Cambogia si trova a gestire un equilibrio delicato: attrarre capitali e tecnologie senza diventare un avamposto esclusivo degli interessi cinesi. Il paragone con il porto di Hambantota nello Sri Lanka, ceduto per 99 anni a una compagnia statale cinese, resta un monito. Il futuro della ZES di Sihanoukville dipenderà dalla capacità di Phnom Penh di bilanciare apertura economica e autonomia politica, evitando eccessi di indebitamento o concentrazione di potere in mani estere.

Conclusione

La ZES di Sihanoukville è molto più di un’infrastruttura industriale: rappresenta il simbolo delle trasformazioni in atto nel Sud-Est asiatico e un banco di prova delle dinamiche che intrecciano economia, politica e strategia globale. Per la Cambogia, la ZES di Sihanoukville è una leva concreta di modernizzazione, in grado di creare occupazione, attrarre investimenti e integrare il Paese nelle catene globali del valore. Per le imprese italiane, essa offre un’opportunità di inserimento in un contesto dinamico e competitivo, con vantaggi fiscali, posizione geografica strategica e accesso preferenziale ai mercati ASEAN, cinese ed europeo. Il punto cruciale rimane la sostenibilità del modello: la ZES di Sihanoukville potrà generare benefici duraturi solo se la Cambogia saprà conciliare apertura e sovranità, crescita e indipendenza. È in questo equilibrio sottile che si giocherà buona parte del futuro economico del Paese e delle imprese che sceglieranno di investirvi.

Questo post è stato redatto da Federica Pallotta, studentessa del corso di laurea magistrale in Scienze Internazionali – China and Global Studies – presso l’Università di Torino, nell’ambito di uno stage presso il Centro Studi dell’Unione Industriali Torino. Ecco come si presenta:

Sono Federica Pallotta, laureanda magistrale nel programma di doppio titolo in Scienze Internazionali presso l’Università di Torino e in China Studies presso la Zhejiang University (Cina).

Dopo la laurea in Lingue e Culture dell’Asia conseguita sempre a Torino, ho scelto di orientare il mio percorso sulla Cina anche da una prospettiva politica, economica e di business, approfondendo i temi dell’economia globale e delle relazioni interculturali.

Il tirocinio presso l’Unione Industriali di Torino mi ha offerto l’opportunità di comprendere da vicino il lavoro di supporto alle imprese del territorio, permettendomi allo stesso tempo di analizzare scenari geopolitici che incidono sulle strategie e sulle prospettive di crescita del mondo produttivo. Ho contribuito alla redazione di analisi economiche e di mercato, con focus sui Paesi emergenti, sulla sostenibilità e sui processi di internazionalizzazione.

In prospettiva, aspiro a lavorare nel settore della consulenza strategica e dell’internazionalizzazione, contribuendo allo sviluppo di strategie efficaci per accompagnare le imprese nella loro crescita globale e promuovendo nel mondo il valore e l’identità del Made in Italy.

 

Studi Economici Stage Internazionali:
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