Confindustria: #Assise2018 segna il cambio di passo. A Verona presenti 7000 imprenditori da tutta Italia per elaborare un position paper e porre le basi di un nuovo e costruttivo rapporto con la politica italiana
Iniziano così, con un # le Assise Generali di Confindustria: segno che qualche cosa sta cambiando. Infatti a fianco del palco c’è un lungo tavolo con una cinquantina di giovani che smanettano sui pc e sugli smartphone affinché la voce degli imprenditori arrivi in rete, alla gente comune, non solo alla business community. E’ una rivoluzione copernicana che cammina insieme alla voglia – anche questa nuova – di Confindustria di avere un ruolo in politica, avanzando idee e proposte. Non più solo per ragioni di opportunità ma per sostenere il sistema Paese, nel suo insieme. Quella messa in campo è stata una imponente operazione bottom up, di consultazione della base associativa, di compattamento in un territorio caratterizzato da una larga prevalenza di PMI ma anche, e soprattutto, il momento in cui Confindustria è uscita allo scoperto con idee e proposte per il futuro dell’Italia.
Confindustria e la nuova rappresentanza
La presenza di settemila imprenditori ha contribuito a bypassare le vecchie logiche che, in questi mesi di timori e di incertezza, sono state superate da un’idea nuova di rappresentanza, nella quale Confindustria si propone in modo più convincente e strutturato, come un think tank ed una lobby a servizio della causa industriale. Un grande balzo avanti, animato sì dalle preoccupazioni sulle possibili evoluzioni dello scenario politico, ma nato anche da un’idea più moderna della rappresentanza che ha a che fare con la sostenibilità e la responsabilità sociale del fare impresa. L’impegno non può sostituire la capacità di competere ma può, viceversa, alimentarla! E la gestione dei sistemi come delle aziende di successo è lì a dirci, con forza, che la strada giusta è quella.
Confindustria punta sui contenuti
E se è vero che il cuore e la testa, la base e i vertici di Confindustria forse possiedono un differente sentiment nei confronti della politica, questa iniziativa ha saputo gettare le basi per un rapporto inclusivo e progettuale, a partire proprio dai contenuti.
Confindustria ha fatto uso di un linguaggio politico ma in modo alto, dicendo che l’Europa è casa nostra, che il Paese ha la capacità di realizzare le riforme e di modernizzarsi e ha le competenze e le risorse per farlo.
Gli imprenditori hanno parlato di giovani e lavoro, di crescita e di riduzione del debito pubblico; gli assets su cui puntare per continuare ad essere un Paese nel quale ci siano prospettive, di benessere economico ma anche di impegno e di coerenza, in primo luogo da parte della politica e delle Istituzioni.
E lo si è fatto in modo costruttivo e responsabile, cioè indicando le coperture finanziarie in modo puntuale, per ogni singolo intervento proposto. In modo sostanzialmente differente rispetto a una certa politica nella quale predominano le affabulazioni populiste e demagogiche.
La strada da percorrere consiste un mix di efficienza della spesa pubblica, una relazione costruttiva con l’Europa, una fiscalità non penalizzante e una politica economica orientata alla crescita.
In particolare serve una politica industriale su: semplificazione; scuola, formazione e giovani; investimenti per il futuro, modernizzazione delle imprese,soprattutto con Industria 4.0, un fisco equo, e l’Europa come bussola e come uno spazio ove fare impresa.
Non è il libro dei sogni; sono azioni alla nostra portata e io ho speranza e fiducia che buona parte di questo progetto possa essere realizzato.