ASSEMBLEA GENERALE PRIVATA – 13 LUGLIO 2020
DISCORSO DEL PRESIDENTE – GIORGIO MARSIAJ
Buongiorno e grazie per la fiducia che mi avete accordato.
Credo che molti di voi si chiederanno perché io abbia accettato la presidenza della nostra Unione Industriale in un momento così difficile come l’attuale.
Quattro anni trascorsi come presidente dell’Amma e vicepresidente dell’Unione mi hanno convinto a mettere la mia esperienza, maturata come imprenditore e come manager, al servizio di una prospettiva di rilancio del nostro territorio.
Il nostro impegno per il mandato di presidenza sarà quello di contribuire alla ricerca di una via d’uscita a questa che è la crisi più intensa che abbiamo vissuto, per un ritorno a una crescita robusta, destinata a creare nuova occupazione.
Non è certo il compito di un “uomo solo al comando”. Confido in voi tutti, colleghi imprenditori, affinché per quanto vi sarà possibile poniate la vostra esperienza in questo progetto comune e condiviso.
Noi gestiamo le nostre imprese tenendo fermi alcuni punti fondamentali: innovazione, attenzione e servizio al cliente, qualità, controllo dei costi che, unitamente alla formazione e alla digitalizzazione, sono alla base di un percorso di ripresa.
Noi intendiamo applicarli – e lo sottolineo – anche nella guida dell’Unione Industriale di Torino.
In sostanza, desideriamo cavalcare il cambiamento e non subirlo. In questa ottica abbiamo già iniziato un benchmark con alcune associazioni territoriali di Confindustria.
Desidero portare la vostra attenzione su tre pilastri che richiedono il totale impegno per il futuro. Io mi adopererò per questi al massimo delle mie capacità:
1 – Europa. Solo con una politica europeista abbiamo la possibilità di sopravvivere e poi di crescere.
2 – Italia. I piani economici del Governo devono procedere con il massimo della velocità, dandosi un cronoprogramma che va rispettato, attribuendo precise responsabilità.
3 – Torino. Tutte le forze politiche e sociali, in primis noi imprenditori dobbiamo dare il nostro contributo per far ripartire la città.
L’azione associativa in un momento straordinario
Noi imprenditori dobbiamo compiere un risoluto cambio di passo. È tempo di un impegno straordinario da parte nostra, che impone una più elevata capacità di proposta.
L’Unione Industriale deve usare la sua forza catalizzatrice, focalizzandosi sull’execution dei programmi, da definire in partnership coi principali attori del sistema locale, che siano essi privati o pubblici.
Le parole chiave sono: visione nell’immaginare nuove opportunità di sviluppo; coraggio e forza nel prendere impegni anche molto ambiziosi e con una certa dose di rischio; accountability nel mantenere le promesse.
Prendiamo ad esempio il documento tedesco Der Wumms. In sole 21 ore, 15 pagine e 57 paragrafi la coalizione guidata da Angela Merkel ha definito una manovra da 140 miliardi di Euro, pari al 4 % del Pil della Germania. In questo documento si specificano accuratamente gli obiettivi, i tempi di attuazione e le coperture finanziarie.
Anche noi – e per noi intendo noi imprenditori – dobbiamo adottare lo stesso metodo. E ne abbiamo sicuramente la capacità.
La pandemia e lo scenario internazionale
Ce lo diciamo e lo sentiamo tutti i giorni: nulla sarà più come prima.
Noi siamo per cavalcare il cambiamento. Il cambiamento fa parte del percorso di crescita delle aziende più competitive.
Mi torna alla mente una frase di Gabriel Garcìa Màrquez: “Tutti, al mondo, vogliono vivere in cima alla montagna, senza sapere che la vera felicità sta in come si sale la china”.
La crisi pandemica si innesta su una situazione di crisi precedente e, quindi, in un territorio già in difficoltà.
Questo scenario impone un coinvolgimento di tutta la Comunità.
L’inclusione sociale è leva necessaria per una crescita sostenibile. L’agosto scorso lo hanno dichiarato anche i 181 CEO delle maggiori aziende americane riuniti nella Business Roundtable.
Un progetto di lungo periodo vuol dire creare consenso, condivisione, stabilità.
A questo proposito mi viene in mente il recente volume: “Inclusione, produttività, crescita. Un’agenda per l’Italia”, che offre un importante e articolato contributo di riflessione su questo tema.
Dobbiamo trovare un modo virtuoso per conciliare le regole del mercato con la doverosa necessità di non lasciare nessuno indietro.
Torino ha una lunga tradizione in questo senso.
Anche quella della Green Economy è una sfida non più rimandabile, che richiede una nuova e più convinta attenzione alla sostenibilità ambientale.
Sta tornando con rinnovato vigore la necessità di adottare “buone pratiche”, come la sburocratizzazione e la digitalizzazione.
Occorre sburocratizzare la Pubblica Amministrazione, ma anche le nostre aziende e la nostra Associazione, pur consapevoli che non c’è nulla di più complesso che semplificare.
E per raggiungere questi obiettivi dobbiamo accelerare la digitalizzazione, estesa a tutta la società e ai servizi. Deve, quindi, essere trasversale.
La necessità è stata resa lampante da questi mesi di lockdown, durante i quali molti hanno dovuto lavorare e studiare stando a casa.
Purtroppo stiamo vivendo sul nostro territorio situazioni che sono paradossali. Un esempio è quanto sta capitando al Comune di Torino. Migliaia di cittadini attendono ancora di ricevere un documento o un certificato. Nell’era della digitalizzazione, un simile disservizio è inaccettabile.
Un’Europa più forte e coesa
La crescita passa anche attraverso un’Europa più forte.
I cambiamenti recenti all’interno dell’Unione Europea sono il frutto della interazione sviluppatasi fra tre donne diventate cruciali per le sorti continentali: la cancelliera tedesca Angela Merkel, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde.
L’Europa sta mettendo in campo strumenti molto potenti, ma occorre una grande rapidità di azione.
Anche l’aggregazione è fondamentale, come ha sottolineato Hildegard Müller, presidente dell’Associazione tedesca dei costruttori di automobili. In una recente intervista ha dichiarato che l’Italia e la Germania supereranno la crisi solo unite e che occorre un Piano industriale europeo per rinvigorire la catena del valore.
Il nostro Paese deve tendere a far crescere un mondo multipolare, in cui il commercio internazionale possa rafforzarsi e con esso le speranze di pace delle nazioni.
Torino. Dobbiamo risollevarci in fretta
Dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi, Torino non ha mai conosciuto una condizione così difficile. La nostra città che era stata uno dei vertici del triangolo industriale del Novecento, e aveva poi guidato la grande espansione degli anni Cinquanta e Sessanta, deve recuperare la sua posizione e il suo ruolo entro il sistema economico nazionale.
È evidente la gravità della caduta odierna, che riguarda tutti i settori, manifattura e servizi. In particolare automotive, turismo e commercio sono i comparti più duramente colpiti.
Gli indici di disagio che riscontriamo sono molto elevati e preoccupanti.
Ma l’attuale immagine di Torino contraddice il suo effettivo potenziale di sviluppo.
Le capacità della nostra manifattura permangono e devono essere impiegate come un cardine della ripresa.
Anche il turismo e la cultura costituiscono un patrimonio che attende ancora di essere valorizzato.
Intendiamo lavorare a un programma di crescita e di sviluppo dell’occupazione.
Io credo che si debba realizzare un Nord policentrico, forte, che sia patrimonio dell’Italia e dell’Europa, grazie a una rete infrastrutturale grandemente potenziata rispetto a oggi. È quasi superfluo specificare che la Tav, insieme col Terzo Valico, rappresenta la priorità.
L’Unione Industriale di Torino deve diventare un catalizzatore delle idee e forze e di coloro che vogliono restituire alla città una missione nello sviluppo italiano, affinché essa torni a essere quel presidio della crescita e quel caposaldo economico del Nord che è sempre stata.
Abbiamo un brand straordinario “Made in Torino”, che dobbiamo ancora valorizzare.
Dobbiamo individuare maggiori condivisioni con Milano, che è da sempre il centro più forte del Nord e con cui dobbiamo incrementare le interdipendenze e le sinergie.
Ma anche con Genova, che deve anch’essa riconquistare il ruolo che le è proprio e che ha già dato prova delle sue energie con l’esemplare ricostruzione del Ponte Morandi.
A Bologna, alla Motor Valley e al Nord Est ci lega in modo naturale la comune specializzazione produttiva.
Dobbiamo, insomma, allargare il concetto di filiera produttiva a tutto il Nord d’Italia e rendere più strette e operative le interconnessioni.
A questo riguardo, teniamo presente che siamo dinanzi a una profonda revisione della supply chain.
Anche qui ci vuole un approccio al cambiamento rafforzando le partnership con il costruttore finale e il Tier 1, per impostare un progetto di lungo periodo.
Torino possiede formidabili competenze tecnologiche grazie alla ricerca industriale, all’opera fondamentale svolta dal Politecnico e dall’Università. Su questo formidabile know-how bisogna investire di più. È importante che si evidenzino le potenzialità di business legate al sapere tecnologico, come hanno fatto alcune città americane. Mi riferisco a Boston, a Pittsburgh e a Austin.
Facciamo sì che in questa direzione vengano utilizzati i capitali privati, soddisfacendo le attese degli investitori e dei risparmiatori.
Citando il Governatore della Banca d’Italia Visco: “Le imprese per essere competitive devono crescere in dimensioni, investire in nuove tecnologie e in innovazione, aprirsi a capitali e professionalità esterne, curare la formazione del personale”.
Quando le generazioni future ci chiederanno cosa abbiamo fatto dei capitali che avevamo, dobbiamo poter rispondere che li abbiamo messi al servizio dello sviluppo, ovvero al servizio dei giovani. Lo sviluppo è giovane! Lo sviluppo è inclusione! Nell’interesse di tutti.
È una strada che possiamo battere per aumentare il nostro tasso di innovazione, di produttività per essere più competitivi, incrementare l’export, quindi crescere, creare più lavoro e offrire maggiori opportunità ai giovani. Ma non è l’unica.
Per lo sviluppo della nostra città è importantissimo il contributo che sta dando FCA che, ancora di recente, ha confermato gli investimenti di 5 miliardi di euro in Italia entro il 2022-23, grazie al prestito garantito dallo Stato di 6,3 miliardi.
Il Polo elettrico a Mirafiori è un passo verso la transizione tecnologica. Come ha sottolineato il responsabile Emea di Fca, Pietro Gorlier, per lo sviluppo dei nuovi veicoli elettrici è indispensabile la collaborazione tra pubblico e privato.
Vi sono, infatti, i problemi relativi al costo dell’energia e alla necessità di potenziare al massimo la rete dei punti di ricarica, che oggi in Italia sono solamente 10mila, un numero gravemente insufficiente.
La sorte della produzione automobilistica in Italia non dipende solo dall’estensione del mercato per la mobilità elettrica.
Gli incentivi all’acquisto di nuove auto sono modesti e di breve durata e non sufficienti al rinnovamento del parco di vetture degli italiani, nettamente invecchiato: 15 milioni di auto hanno più di 10 anni. Assistiamo ad un calo del 30% dei volumi di vendita.
C’è bisogno di dare impulso al mercato, non solo per incrementare le vendite di auto, ma per ridurre l’inquinamento.
Non posso chiudere questi spunti sull’auto senza citare la fusione tra Fca e Psa, che è la più grande operazione in corso nel sistema dell’auto. Dobbiamo viverla come un’opportunità, così come dobbiamo auspicare che il nuovo Gruppo che risulterà dalla fusione mantenga a Torino un importante presidio tanto di progettazione quanto di produzione.
Qui a Torino stanno partendo altri significativi progetti, come l’MTCC nel cui ambito verranno collocate importanti attività per l’Automotive e l’Aerospazio.
La Città della salute, polo di eccellenza
La Città della salute deve assolutamente partire, tanto più se potrà giovarsi dei finanziamenti del Mes, il tanto discusso Meccanismo europeo di stabilità. Se coglieremo questa formidabile opportunità, al Piemonte andranno oltre 2,7 miliardi di Euro da destinare a investimenti sulla sanità.
Sarebbe imperdonabile non accedere a questi fondi che potrebbero far diventare Torino e il Piemonte un polo di eccellenza nella cura della salute e nell’ingegneria biomedica.
Guardiamo in faccia la realtà: questa è la nostra ultima occasione di costruire la Città della salute e di creare, quindi, un formidabile volano economico e di creazione di lavoro per tutta la nostra Regione.
Sarebbe assurdo non utilizzare tutte le risorse che l’Europa mette a disposizione per fornire un sostegno straordinario al nostro Paese.
Per una Torino dei giovani
Negli ultimi anni il nostro sistema universitario ha saputo attrarre migliaia di giovani di tutto il mondo. La città ne ha tratto un grande beneficio, che non dobbiamo perdere. Vogliamo una Torino giovane, che richiami tanti ragazzi e ragazze, nella speranza che una parte di loro, stabilendosi qui, contribuisca all’attrattività del territorio.
Vogliamo formare un capitale umano giovane e qualificato, in grado di migliorare la demografia della città, bloccando la discesa che conduce verso il declino.
A questo proposito, proporrò nei prossimi giorni al Consiglio di Presidenza l’istituzione immediata di 50 borse di studio in discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), destinate a studenti sotto i 25 anni.
Intendiamo coinvolgere anche altre Associazioni ed Enti del territorio, con l’obiettivo di arrivare a 100 borse di studio.
Ho incaricato un gruppo di giovani economisti, con un curriculum di eccellenza nelle migliori università d’Europa e d’America, di effettuare uno studio sull’attrattività e la competitività di Torino.
Sogno una Torino più bella e vivibile
Torino è una bella città. Forse negli ultimi anni ha perso un po’ di smalto. Non dobbiamo permettere che la situazione si deteriori.
Ricordate l’orgoglio e la soddisfazione di noi tutti quando, in particolare durante le Olimpiadi Invernali del 2006, i giornalisti di tutto il mondo celebravano la bellezza di Torino?
È tempo di reagire.
Faccio un appello alle forze politiche, sociali ed economiche per individuare insieme un percorso di crescita sostenibile. Un obiettivo che richiede una definizione rigorosa dei tempi di realizzazione, da attuare con un’adeguata e precisa attribuzione delle responsabilità.
Deve essere un compito condiviso da tutti i soggetti privati e dalle istituzioni, che devono far valere questo metodo al loro interno.
Nel passato ho affermato che alla politica non chiedevo niente.
Oggi, invece, chiedo a gran voce di condividere il percorso verso il pieno utilizzo di tutti gli strumenti europei, i soli che possono dotarci delle risorse di cui abbiamo assoluto bisogno.
Chiedo alla politica di accelerare il processo di riforme sollecitatoci con urgenza dai nostri alleati europei.
Chiedo di favorire gli investimenti in grado di rimettere in moto il nostro territorio. E di farlo subito. Non abbiamo tempo.
Chi gestisce la cosa pubblica deve rendersi conto che se collassasse il sistema delle imprese, sarebbe la fine.
Questo estremo, ma necessario rigore fatto di responsabilità e di rispetto dei tempi è fondamentale per un sistema efficiente.
So bene che quando le persone si sentono parte di un progetto sono disposte a lavorare senza risparmiarsi.
Al di là delle differenze, ricominciamo tutti a sentirci cittadini di Torino e, come parte di una comunità coesa, a fare in modo che, da oggi, l’impegno per la città, per il lavoro e per i giovani entri nell’agenda di noi tutti.
L’Unione Industriale di Torino è la portatrice delle istanze delle imprese. Deve essere il riferimento per il mondo delle imprese, il nostro mondo, e parlare con una sola voce.
È un obiettivo che insieme possiamo realizzare.