Acqua e bottiglie di plastica Sant’Anna: soluzioni per aiutare l’ambiente

L’economia circolare sul nostro territorio può annoverare il know-how e la vision di un’azienda come il Gruppo Acqua Minerale Sant’Anna, che oggi deve fare i conti con la sensibilità ecologica “alla Greta” e con le “rincorse demagogiche” di un Governo all’affannosa ricerca di soluzioni (e visibilità) immediate.

 

Con la stessa attenzione per l’ambiente che ci ha portato a introdurre per primi la bottiglia di origine 100% naturale e vegetale per il confezionamento della nostra acqua, proponiamo il pagamento di una cauzione al momento dell’acquisto – con successiva restituzione al momento della riconsegna della bottiglia di plastica vuota – come misura efficace per combattere la dispersione dei rifiuti nell’ambiente. Un obiettivo che la plastic tax non potrà mai raggiungere.

Il Gruppo Acqua Minerale Sant’Anna è il leader del mercato acque minerali ed è sempre più un caso di successo, con un fatturato di oltre 330 milioni di euro. In 20 anni ha scalato un mercato con oltre 300 marchi e grande presenza di multinazionali, raggiungendone la leadership assoluta con un tasso di crescita costante. Oggi il Gruppo Sant’Anna è riconosciuto come un’azienda modello, un fiore all’occhiello dell’imprenditoria italiana, un modello positivo da imitare per il livello tecnologico raggiunto, la gestione sempre attenta anche all’ambiente, la strategia di crescita, con un fatturato che negli ultimi 10 anni è più che triplicato.

La scalata del Gruppo è avvenuta non solo sul mercato acque minerali ma anche nella classifica dei principali produttori del settore alimenti e bevande. La forza dell’azienda risiede nella ricerca continua, il costante investimento in tecnologia, innovazione, e sviluppo di nuovi prodotti valorizzando la crescita interna.

Acqua Sant’Anna, il terzo gruppo alimentare del Piemonte, è il primo “utilizzatore” di plastica monouso nel mercato delle acque minerali.

Per supportare al meglio la crescita, investiamo continuamente in tecnologia d’avanguardia: l’ultimo investimento di 50 milioni di euro è stato stanziato per l’acquisto di nuove linee di imbottigliamento tra le più grandi, tecnologiche ed innovative al mondo che insieme a quelle in forza a Vinadio hanno portato ad una capacità produttiva globale dello stabilimento di circa 3 miliardi di bottiglie all’anno.

 

 

La Bio-Bottiglia: la prima vera soluzione concreta ed ecologica perché interamente compostabile e biodegradabile, che ha creato un nuovo mercato che guarda al consumatore consapevole.

In Sant’Anna siamo stati precursori: il primo grande passo lo abbiamo fatto 15 anni fa, anticipando il problema ambientale. Siamo stati i primi in Italia a realizzare una bottiglia bio in PLA e gli unici in Europa a produrla nel formato da 1,5 litri.

In @AcquaSantAnna siamo stati i primi, 15 anni fa, ad adottare la #bioplastica per la nostra acqua / #PlasticTax #bottiglieecologiche Share on X

A vedersi, sembra una bottiglia normale ma è completamente biodegradabile e compostabile. E’ fatta di un particolare bio-polimero che si ricava dalla fermentazione degli zuccheri contenuti nelle piante, per cui è 100% di origine naturale e vegetale.

Arriva dalla natura e alla natura ritorna: una volta consumato il suo contenuto, può essere destinata nell’organico perché i microrganismi presenti in discarica – nutrendosi del materiale di cui è composta – consumano progressivamente la bottiglia e nell’ambiente non ne rimane traccia. Questo rivoluzionario materiale presenta le stesse caratteristiche della bottiglia di plastica tradizionale: stessa leggerezza, robustezza e praticità senza contenere nemmeno una goccia di petrolio!

Inoltre, gli studi dimostrano che questo particolare biopolimero non rilascia alcuna sostanza nell’acqua, pertanto il contenuto è fresco e puro come l’acqua imbottigliata in vetro, pur mantenendo tutta la praticità, leggerezza e maneggevolezza delle plastiche tradizionali

Il materiale di cui sono composte le bio-bottiglie però è molto più costoso del PET, con ricadute sul prezzo finale del prodotto, di conseguenza non hanno avuto successo nella Grande Distribuzione. Oggi le vendiamo soprattutto sul nostro shop online, ma nell’ultimo anno la materia prima scarseggia perché viene utilizzata per altri prodotti dal comparto cosmetico, all’elettronica, dall’edilizia al medicale.

 

La formula della cauzione: un’invenzione che ha una tradizione consolidata in Paesi sensibili al problema ambientale ma soprattutto attenti alla valorizzazione delle risorse.

Oggi dobbiamo migliorare la salute del Pianeta valorizzando i rifiuti e invogliando i consumatori a comportamenti “virtuosi”. Il consumatore deve avere un interesse a non buttare nel cestino o nell’ambiente la bottiglia di plastica vuota, anzi a restituire questo tipo di contenitore.

Basterebbe guardare a quello che fanno negli U.S.A. e in altri Paesi Europei dove le bottiglie di plastica costano 5 o 10 centesimi in più proprio per la cauzione e, quando vengono restituite, quel costo viene rimborsato. In quegli Stati in cui è applicato questo sistema, il problema ambientale e dei rifiuti non esiste più perché qualsiasi cittadino è invogliato a recuperare i “rifiuti” per incassare la “cauzione”. Secondo questo sistema, le bottiglie di plastica saranno poi conferite dai consumatori in apposite macchine raccoglitrici – destinate appositamente alla raccolta della plastica solo alimentare – che restituiranno la cauzione.

Dobbiamo valorizzare i rifiuti e invogliare i consumatori a comportamenti virtuosi: la formula della cauzione per la bottiglia di plastica ha dimostrato di funzionare in USA e in EU / #PlasticTax #bottiglieecologiche Share on X

Tuttavia, non dovrebbe essere la singola azienda ad applicare questa procedura, bensì dovrebbe essere messa per legge, per tutti; é un processo fondamentale per poter davvero riciclare la plastica ad uso alimentare.

In Italia sta finalmente nascendo qualcosa di simile con il consorzio Coripet che ad oggi ricicla 4 milioni di bottiglie al giorno e ha l’obiettivo di riciclare 77 bottiglie su 100 entro gennaio 2025 e 90 bottiglie su 100 entro il 2029. Anche il consorzio Corepla, dopo la positiva sperimentazione a Potenza (PZ), installerà macchinette mangia-plastica in tutto il territorio nazionale e ha lanciato una “Call for Ideas” per una miglior gestione degli imballaggi dalla progettazione al fine vita, al riciclo e a innovativi utilizzi del materiale riciclato.

Un sistema che impone un cambio di mentalità per i consumatori. Come a dire, non stai comprando un prodotto, stai prendendo in prestito un imballaggio.

Si tratta di una soluzione premiante, ma anche di un’opportunità di inclusione attiva nell’ecosistema generato dalla circolarità dell’economia, un atto concreto e riconoscibile di un “cambio di passo” della società.

Come il vetro, l’alluminio e tutti gli altri materiali, se la plastica finisce nelle strade, nei fiumi e nei mari è colpa dell’uomo. Basta guardarsi attorno. Plastica e altri materiali (sacchetti, bottigliette di plastica, sgabelli, tavolini) abbandonati ovunque. Il vero tema è la necessità di conoscere, informarsi, sapere esattamente il “valore” degli imballaggi in plastica e dei rifiuti. Se non conosciamo, non comprendiamo e se non comprendiamo, non possiamo agire.

L’unica arma di difesa è la conoscenza.

Per prima cosa la plastica riduce gli sprechi alimentari di circa il 50% e sostituirla, ove possibile, con altri materiali richiederebbe circa il 57% di energia in più e molte più emissioni di gas a effetto serra, principalmente anidride carbonica. Ma soprattutto la plastica può essere riciclata infinite volte.

Facciamo l’esempio della plastica che si usa per le bottiglie dell’acqua e per altri alimenti: il PET o polietilentereftalato.

Il PET è prodotto con petrolio, ma è in assoluto il prodotto più ecologico per contenere gli alimenti pronti al consumo perché fornisce un’ottima barriera, preserva le caratteristiche del liquido contenuto, è pratico, igienico e sicuro. Oltre a garantire la qualità del prodotto che contiene è un materiale riciclabile al 100% e può essere destinato a “nuova vita” con il riciclo meccanico. Dopo il riciclo, infatti, non perde le sue proprietà fondamentali e può essere (ri)utilizzato per fabbricare nuove bottiglie di plastica e altri prodotti (tessuti, occhiali, vestiti, lampade, divani, sedili per auto, etc.).

 

Ma se il PET delle bottiglie di plastica ha queste proprietà e questi vantaggi, perché applicare la Plastic Tax?

La tassa è scesa a 45 centesimi di euro per chilogrammo: una somma in ogni caso insostenibile per il settore e la filiera, se si considera che le più comuni materie plastiche costano 80 centesimi di euro.

Entrerà in vigore da luglio 2020 con un impianto fiscale complicato e rischioso: imposta di consumo, con onerose ricadute amministrative e di gestione, con sanzioni fino a 10 volte l’imposta non versata e un sistema di esenzioni privo dei più elementari criteri di verifica.

Non è affatto una microtassa come spesso si dice sui media e non è una tassa che aiuta l’ambiente dato che le materie plastiche hanno un bilancio ambientale più favorevole di altri materiali.

Nel nostro ciclo utilizziamo plastica, vetro e alluminio e la prima ha certamente un minor costo ambientale per quanto riguarda il riciclo: la plastica fonde fra i 110 e i 140 gradi, l’alluminio a 660 e il vetro a 1.600 gradi.

Non è nemmeno una tassa contro le multinazionali dato che colpisce migliaia di piccole e medie imprese: circa 3.000 sull’intero territorio nazionale, con 50.000 dipendenti e un fatturato di circa 12 Miliardi di Euro.

Non è una tassa che aiuta l’ambiente / le plastiche hanno il bilancio ambientale più favorevole, fusione a 110-140 gradi - contro i 660 dell'alluminio e i 1.600 del vetro. #PlasticTax #bottiglieecologiche Share on X

A questo punto non possiamo che rilanciare: l’impresa che produce, lavora e utilizza la plastica riciclabile possiede tecnologie, risorse e idee per invertire nei prossimi anni la tendenza, investendo in ricerca, macchinari e formazione green. Il nostro obiettivo è rafforzare la diffusione della circolarità, basata sull’eliminazione corretta del rifiuto, sul re-design, su nuove regole e un nuovo approccio al problema.

E’ importante superare la logica del “fare cassa” inventando nuove tasse, visto che le aziende già pagano la tassa sulla plastica al CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) per un ammontare di 450 milioni di euro all’anno dei quali 350 vengono versati ai Comuni per garantire la raccolta differenziata.

Ma non basta: sapevate che la tassa sul contributo ambientale per la produzione del bio-polimero è addirittura 5 volte superiore a quella su di un contenitore di plastica tradizionale?

Al contrario, si dovrebbero sostenere le aziende che decidono di investire sulle tecnologie di riciclo e premiare fiscalmente i comportamenti virtuosi in questo campo. Si tratta di un’opportunità che non possiamo non cogliere: lo dobbiamo al territorio e alle generazioni future.

Il Governo vuole davvero proteggere l’ambiente e farlo in modo credibile? Come ha detto Silvio Marioni in un precedente articolo “provi allora a immaginare un piano concreto di incentivi per le imprese virtuose e la smetta di inseguire “istinti ed emotività” contro un materiale insostituibile.

Alberto Bertone: Fondatore e Imprenditore - Fonti di Vinadio SpA Acqua Sant'Anna di Vinadio, Santhe', SantFruit Sant'Anna. I primi in Europa a lanciare nel mass market una bottiglia da 1,5 litri biodegradabile e compostabile, nel 2008.
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