Lavoro: il mondo è cambiato!

Le risorse umane sono una leva strategica fondamentale nelle imprese. Comprenderne potenzialità e competenze accresce, con buona certezza, i margini di sviluppo dell’azienda. Per sviluppare la crescita del business è necessario focalizzarsi su un mix di elementi come: ricerca di competenze e profili adeguati, utilizzo della leva retributiva, individuazione di strumenti di welfare aziendale.


Talento e carriera sul lavoro: vale la pena puntare su profili giovani?
La risposta è si. Per aprire una porta [quella del mondo del lavoro] è necessario utilizzare la chiave giusta: ecco perché l’individuazione del percorso effettuato dal giovane è il primo aspetto su cui focalizzare l’attenzione, selezionando i lavoratori col giusto background scolastico e universitario. I titoli di studio da soli non danno garanzia, infatti bisogna investire nella formazione dei giovani e saperli stimolare non solo dal punto di vista retributivo. I talenti si esprimeranno al meglio se sanno che il loro impegno è finalizzato ad un percorso di crescita professionale con obiettivi ben definiti. L’azienda che riesce a trattenere i migliori lavoratori sarà così in grado di accrescere il proprio potenziale e contribuire allo sviluppo del tessuto economico del Paese.


La retribuzione resta ancora il principale elemento di “retention” del lavoro
La domanda a questo punto viene spontanea: quanto devo pagare un collaboratore? La questione è più complicata di quanto si possa immaginare: come emerge dall’indagine retributiva presentata dall’Unione Industriale  non è sufficiente fare riferimento solamente ai minimi tabellari previsti dai contratti collettivi de lavoro. Soprattutto per i lavoratori “migliori” sono necessari sforzi maggiori. Bisogna saper dosare il giusto mix di aumenti, superminimi ad personam, premi e benefits. Attenzione però a non dare aumenti senza motivazione o poco legati alla specifica mansione: non conducono agli attesi risultati, in termini di motivazione e performance individuale. Saper valorizzare il trattamento economico delle risorse umane e saperlo fare nella maniera corretta significa saper investire nel futuro della propria realtà lavorativa.


Il Welfare migliora la vita aziendale ed il benessere dei lavoratori?
Già ai tempi degli “imprenditori illuminati” degli anni ‘50, l’attenzione per la vita dei dipendenti nel lavoro, tanto tra i macchinari ed i corridoi aziendali quanto fuori dalla “Fabbrica”, è una leva di supporto al benessere dei lavoratori. Oggi, agevolato dai cambiamenti normativi, il welfare aziendale attira sempre di più l’attenzione delle imprese che utilizzano vantaggi fiscali e contributivi con benefici reciproci. Questa nuova “forma retributiva” consente infatti di abbattere totalmente il cuneo fiscale: i lavoratori ottengono somme maggiori sotto forma di beni e servizi, le aziende risparmiano tutta la quota contributiva. Attraverso il welfare è possibile agevolare il lavoratore in moltissimi aspetti del quotidiano: l’attività sportiva o culturale, l’istruzione dei figli, la cura sanitaria dei famigliari, gli acquisti di beni e servizi.

Un’occasione affidata – fino a ieri – alla lungimiranza dei singoli, ma mai come oggi a portata di mano (e di legge) per garantire un valore aggiunto, durevole nel tempo, al patrimonio umano e aziendale.

Massimo Richetti: Dal 2008 sono Responsabile del Servizio Sindacale dell'Unione lndustriale e Presidente del FAIT, il fondo sanitario integrativo dei dirigenti. La mia attività consiste nel coordinare la consulenza alle imprese sulla normativa del lavoro, le relazioni sindacali, la previdenza sociale e la formazione. Su queste materie rappresento gli interessi delle imprese presso Enti Pubblici e Privati, Associazioni e Istituzioni.
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