Elezioni , un rebus senza soluzione?
Le elezioni che si terranno il 4 marzo alimentano l’incertezza nel nostro Paese e in Europa. Le incognite sono molteplici e di difficile soluzione. L’Italia riuscirà ancora a stupire trovando una via d’uscita? Oppure siamo di fronte ad un nuovo capitolo della nostra politica?
Elezioni: politica in stallo, anche di idee.
Da fine anno viviamo un momento di stallo, di pressoché totale sospensione in attesa delle ormai imminenti elezioni. Si tratta di una lunga pausa che non ci giova affatto, in quanto avremmo viceversa necessità di un’azione politica incalzante a sostegno della ripresa.
Invece no; con la Legge di Stabilità, naturalmente anch’essa già d’impronta pre elettorale l’azione politica non solo si è arenata ma tutte le attenzioni e le risorse sono dedicate alla competizione elettorale.
Non si tratta di un bello spettacolo.
La campagna elettorale, forse mai come in questa tornata, è di una povertà di temi deprimente. E i toni sono di una demagogia offensiva con promesse che, evidentemente, non potranno essere mantenute se non al prezzo di nuovi balzelli. Ma soprattutto ciò che è peggio è il fatto che sul tavolo, non c’è alcuna idea di futuro; non una proposta seria, percorribile, di interventi sui temi che davvero contano; lavoro, economia, sviluppo, imprese.
Elezioni in balia anche della Legge elettorale
E’inoltre possibile che l’esito delle elezioni non sia risolutivo, e che sia necessario, ancora una volta, una proroga della “sospensione della democrazia” che ha caratterizzato questi ultimi anni, riaffermando da un lato il ruolo assai rilevante del Presidente della Repubblica e dall’altro l’insufficienza della vigente riforma elettorale.
Non a caso, gli stessi contendenti, parlano di Gentiloni bis o governo tecnico, ipotesi che peraltro sarebbero ben accette nel contesto internazionale. Su questo aspetto un ruolo non secondario lo esercita proprio la recente riforma elettorale che contribuisce non poco all’indeterminatezza del quadro politico.
Infatti, essa è fondata sulle coalizioni fra vari partiti combinato ad un sistema di soglie di sbarramento. Le coalizioni, però non sono né obbligatorie né cogenti una volta insediato il Parlamento . Perciò, dopo le elezioni ogni singolo partito ha libertà di allearsi con altre formazioni per raggiungere il 51%.
L’ assenza di vincoli alla coerenza rispetto alla posizione politica assunta in campagna elettorale introduce un ulteriore elemento di variabilità assai inquietante, con la possibilità di maggioranze inaspettate, “ideologicamente” eterogenee, Un ulteriore elemento di instabilità del quale francamente non si sentiva la necessità.
Le elezioni, il meccanismo deviato e l’Europa
Come sempre l’errore sta nel manico. Se la politica deve ricevere consenso e a votare sono le persone, perlopiù anziane, non è difficile pronosticare che il tema pensioni assuma centralità così come quello della tutela dei patrimoni o dell’assistenza nella terza età.
E’ comprensibile, ma è un meccanismo che ci condanna ad una politica rivolta al passato, mentre servirebbe l’esatto opposto, un’attenzione ed un’azione rivolte al futuro.
La democrazia, è, come noto, la miglior forma di governo possibile o , se preferite, il minore dei mali. Tuttavia, anch’ essa mostra i suoi limiti, come possiamo sperimentare in questa fase elettorale , quando, la ricerca del consenso degenera nel populismo.
E sono stati proprio i toni populisti, le derive anti europee e le promesse formulate, chiaramente irrealizzabili, che hanno preoccupato l’Unione Europea al punto che è ripetutamente intervenuta, sfiorando l’ingerenza nei nostri affari interni, ma fornendo un segnale di allarme molto forte.
D’altro canto anche l’Europa non brilla, infatti malgrado il suo evidente stato di crisi, non è in grado di elaborare politiche degne di questo nome.
Dopo lo shock della probabile, ma non ancor certa, uscita di UK dall’UE si è ulteriormente arroccata iniziando a lavorare, attraverso la definizione di nuovi parametri economici “flessibili” ad un’idea di Europa a più velocità, con un nucleo centrale forte e cerchi concentrici ove si collocheranno i Paesi meno performanti. Uno spazio nel quale verosimilmente si collocherà l’Italia tanto più se avrà un governo debole e/o anti europeista.
Elezioni, politica italiana ed europea
Viceversa l’UE a parte le belle dichiarazioni di principio sul valore del libero mercato e della multilateralità, di fatto continua a non elaborare una politica sull’industria che dica su quali settori puntare e quali accompagnare in un percorso di soft landing .
E’ un problema centrale che viene intenzionalmente e colpevolmente ignorato e che per noi pesa di più, perché abbiamo un sistema produttivo composto prevalentemente di aziende di piccola dimensione e, in generale, meno competitivo rispetto a quelli francese e tedesco.
L’Europa, oggi si trova pericolosamente in uno spazio compresso fra l’aggressione commerciale della Cina e il neo protezionismo americano, una condizione che riduce le possibilità di ignorare le questioni economiche legate all’ industria. C’è dunque la possibilità che, in futuro, venga istruita un’azione di politica economica ed industriale d’impronta europea che punti ad una tutela dei produttori e dello spazio di mercato comune; per noi sarebbe molto importante e compenserebbe in parte le carenze della politica nostrana.
Aggrappiamoci all’Europa, perché se andiamo avanti di questo passo alla prossima tornata elettorale il confronto potrebbe vedere ulteriormente ridotti il campo d’azione e la qualità delle idee.